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Acqua e microplastiche: la rivincita del rubinetto

Acqua e microplastiche: la rivincita del rubinetto

Cosa hanno in comune tessuti sintetici, cosmetici, bottiglie di plastica, copertoni, mascherine?
Le microplastiche, ovvero frammenti compresi fra i 5 mm e 0,1 µm che si disgregano nell’ambiente e contaminano l’acqua. 

Frammenti invisibili all’occhio umano, prodotti dal processo di degradazione della plastica, fra  le minacce più gravi e dannose per l’ambiente e per l’ecosistema in quanto . Senza dimenticare le nanoplastiche, di dimensioni nell’ordine di nanometri e per questo ancora più insidiose. 
Quelle primarie, presenti in cosmetici, trucchi, detersivi, vernici, paste abrasive e fertilizzanti sono in dimensioni ridotte e hanno la proprietà di levigare; quelle secondarie, che finiscono dirette negli oceani, derivano dalla frammentazione dei materiali in plastica, fra cui le bottiglie. 
Tanti luoghi comuni invalidano l’acqua del rubinetto, ma essa potrebbe avere una sua rivincita considerando i fattori di insieme.

Rubinetto o bottiglia?

Uno studio dell’Irsa, l’Istituto del Consiglio Nazionale di Ricerca deputato al controllo della qualità dell’acqua, indica che siamo al quinto posto in Europa per qualità dell’acqua di acquedotto, merito soprattutto dell’origine sotterranea che caratterizza l’85% delle nostre fonti. 
Vero è che il controllo e la sicurezza dell’acqua di acquedotto sono garantite fino al contatore di casa: per avere acqua migliore una buona prassi è manutenere le tubature e apporre filtri che eliminino cloro, torbidità e sali in eccesso. 

Le normative che regolano le acque minerali in bottiglia sono stabilite dal DM 10 febbraio 2015 e sono diverse da quelle delle acque potabili (D.Lgs 18/2023): molti dei parametri normati per le acque di rete non presentano, nel caso delle acque in bottiglia, un limite stabilito per legge. Ad esempio, arsenico, manganese o solfati possono essere presenti nelle acque minerali in commercio in quantità superiori rispetto ai parametri ammessi per l’acqua del rubinetto.  

Acqua da bere: un tema che riguarda tutti e non solo per le microplastiche

Il tema riguarda non solo l’industria, ma tutti noi: basti pensare che una famiglia media di quattro persone che beve quotidianamente acqua in bottiglia produce in un anno ben 72 kg di plastica con un impatto non trascurabile sull’ambiente. 
Una quantità che, per essere prodotta, richiede l’utilizzo di 137 kg di petrolio e comporta l’emissione di 242,1 kg di CO₂.
Le bottiglie in plastica sono, fra l’altro, contaminanti di bisfenolo, composto chimico intermedio nella produzione di materie plastiche, interferente endocrino.

Entro il 2024 una metodologia per il monitoraggio delle microplastiche

La Direttiva (UE) 2020/2184 affronta anche la questione delle microplastiche, riconoscendole come una delle più dannose minacce ambientali e sottolineando l’importanza del monitoraggio e della prevenzione delle microplastiche nell’acqua potabile. 

Al momento però, non esiste un protocollo ufficiale universalmente accettato per identificarle e quantificarle.  

A tale scopo, la Commissione Europea si propone di sviluppare entro il 2024 una metodologia per il loro monitoraggio nelle acque destinate al consumo umano. Questo consentirà di includere le microplastiche nella “Watch List”, un registro di controllo che identifica sostanze emergenti con potenziale rischio per i consumatori quando presenti nelle acque potabili.

I depuratori a osmosi inversa: la rivincita del rubinetto

Culligan, multinazionale che si occupa di depurazione dal 1936 ed è presente in 90 paesi, gioca in casa su questo tema. L’azienda ha introdotto Aqua-Cleer Slim +, un depuratore d’acqua a osmosi inversa (processo utilizzato per rimuovere impurità dall’acqua dell’ultimo miglio, inclusi batteri, microplastiche e PFAS), studiato appositamente per essere collocato in tutte le cucine. 

Caratteristiche e proprietà similari sono garantite anche dagli erogatori della linea Aquabar, ideali per tutte le attività del settore Ho.Re.Ca., che oltre alla sicurezza e alla salubrità dell’acqua, permettono di avere a disposizione anche acqua a temperatura regolabile e frizzante.

Siamo il motore del cambiamento verso una sostenibilità idrica senza compromessi” ha di recente affermato Antonio Ambrosi, Director, Global Product Management – Filtration di Culligan. 

La rivincita del rubinetto: un risparmio di oltre 500 milioni di plastica

Con un fatturato di oltre 2,5 miliardi di dollari e 140 milioni di consumatori che si avvalgono delle sue soluzioni tecniche, Culligan è un barometro di questo mercato.
Le stime diffuse dall’azienda sono di una riduzione annuale di circa 40 miliardi di bottiglie di plastica monouso, oltre 500 milioni di chili di plastica risparmiati ogni anno  e circa 5 miliardi di emissioni di CO2 evitate annualmente. 
L’azienda, che in Italia è leader dal 1960 con due centri produttivi e di ricerca, partecipa al programma One Tree Planted: l’azienda ha donato 10 alberi per ogni dipendente, per partecipare a un’opera di riforestazione globale.

Acqua: il mercato dei depuratori in crescita fortissima

Il mercato globale dei depuratori d’acqua è destinato a crescere dai 30,52 miliardi di dollari  nel 2022 a 50,86 miliardi entro il 2029, con un CAGR del 7,5%.
In compenso l’Italia è il primo paese in Europa e il secondo al mondo per consumo di acqua in bottiglia, con una media di 206 litri annui a persona: per le aziende, si tratta di un business da 10 miliardi annui (report Community Valore Acqua per l’Italia di The European House Ambrosetti). 

Una recente indagine svolta da Aqua Italia  (Federata Anima-Confindustria) nel 2021 rileva però che l’82,7% della popolazione ha bevuto acqua del rubinetto con un tasso di crescita del 5% rispetto al 2021. Circa la metà della popolazione maggiorenne dichiara di bere acqua del rubinetto, con un aumento dei consumatori occasionali del 6,5% circa. La consuetudine di bere acqua del rubinetto è più diffusa nelle aree Nord Ovest e Nord Est, mentre si rileva una minore incidenza fra coloro che vivono al Sud e in Sicilia. 

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Monica Camozzi

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