Negli anni Ottanta, i newyorkesi venivano a reperire i loro accessori moda nella Button Valley, ovvero Grumello del Monte. Quando ancora i distretti costituivano i vasi linfatici del sistema moda Italia, la ACM (che riporta le iniziali dei tre soci Aldo, Claudio e Marco), aveva un peso specifico notevole nella zona. I prodotti erano di qualità alta: resina di poliestere e nylon, ma altresì pelle, metallo, cuoio.
Un bagaglio di pura artigianalità. Uscito Aldo, i due soci fratelli Claudio e Marco trovano la loro nicchia di espansione nell’imitazione delle pelle, come raccontano Laura e Paola Corna,figlie di Marco e nipoti di Claudio, seconda generazione che ha da poco preso le redini aziendali: “negli anni Ottanta il grosso del business era fatto con prodotti a basso prezzo e dalle quantità elevate come la cinturetta di pelle che veniva venduta insieme al capo”.
L’azienda delega a laboratori terzi, incrementando il fatturato e acquisisce il bottonificio Eleonora, finché la strategia di esternalizzare la manifattura non paga più. In questo momento, nasce Next, una realtà produttiva altamente specializzata in pelle e bottoni. All’inizio degli anni Duemila vengono acquisiti i macchinari e inizia a strutturarsi quel meraviglioso coacervo di stile, abilità e tecnologia che rappresenta l’anima di ACM.
Nasce il know-how, l’expertise interna per ogni tipo di lavorazione: cinture, etichette, retrocinta, tiretti.
“Fino a 20 anni fa si parlava di fustellatrici, oggi l’evoluzione ci ha portati a acquistare macchinari di taglio con una tecnologia diversa. Inoltre, dal 2008, la grossa sfida è stata cambiare il target da medio basso a medio alto”.
Un passaggio generazionale fluido, con la visione di un’ artigianalità industrializzata
“Il passaggio è avvenuto naturalmente nel tempo, non è stato forzato, ci siamo integrate pian piano e adesso papà ci ha lasciato il testimone. Lui passa qui solitamente la mattina, in fondo rimane la sua creazione. Ma dove altri non riescono a lasciare, lui invece ce la fa e se la sta godendo. Laura e Paola, subentrando, hanno accompagnato l’evoluzione del mercato: “non avevamo scelta, dovevamo alzare il target, la concorrenza di Asia e Turchia lo imponeva”.
Customizzazione e flessibilità per adempiere alle esigenze del cliente sono le parole chiave. ACM realizza collezioni stagionali di grande aspirazionalità, con stampanti 3D, macchine a controllo numerico, taglio lama.
“Abbiamo creato una divisione di stampa digitale a pigmento, Nextprinting, per poter riprodurre in maniera realistica e ripetibile effetti d’abbigliamento vintage, sportivo o in tessuto sui capi. L’impatto visivo è fedele, i consumi di energia vengono drasticamente ridotti, così come il consumo di acqua e di prodotti chimici dalla genesi del tessuto al confezionamento del capo. Il processo permette di sostituire i tradizionali sistemi e finissaggi impattanti sull’ambiente, con un effetto trompe-l’oeil su ogni tessuto”.
ACM ha raggiunto lo status di artigiano industriale, difficilissimo da tenere in equlibrio e qui magistralmente diretto dalla seconda generazione. “Ogni tanto arrivano i ragazzi delle scuole e rimangono colpiti dall’iter di fabbricazione di un bottone e dalla sua genesi. Dall’ingresso in macchina al pezzo pulito possono volerci dalle 24 alle 48 ore”.
A stupire è anche la bellezza della materia prima da cui il bottone prende forma: oltre alle resine di poliestere corozo, legno, madreperla, che richiedono operazioni di tornitura. Il mercato di riferimento è in gran parte italiano, con punte europee in Spagna, Francia, Inghilterra.
La sostenibilità è legge (e lo dimostra l’alveare)
Il sistema di ricircolo dell’acqua, qui è attivo dal 1993 e viene smaltito ogni 7 anni. Il fabbisogno energetico aziendale è fornito dall’impianto fotovoltaico. “Poniamo grande attenzione alla composizione chimica e al ciclo di vita del prodotto. Gli uffici competenti sono molto coinvolti in questo aspetto”.
I materiali riciclati in ACM sono certificati GRS e adempiono agli standard Oeko-Tex. Qui vige anche l’HappyIndex at Work, ovveo l’indice di felicità sul posto di lavoro, che valuta lo stato interiore dei dipendenti nel loro rapporto con l’ambiente interno, la cultura e le politiche aziendali.
Last but not least, ACM da questa primavera ha anche un’oasi di bio diversità. Ulivi, verde, casette per api e insetti impollinatori. “Lo abbiamo visto in Trentino e abbiamo deciso di crealo anche da noi, abbiamo lavorato con 3Bee”.