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La nuova propulsione nautica che dimezza la CO2, raddoppia la velocità (e ama gli animali)

Gli innovatori sono coloro che alla conoscenza uniscono la visione. Quando il padre di Marco Arnaboldi, ingegnere navale,  fondò la AB Yachts, era già sul filo sottile del futuro: una nuova linea di barche con propulsione a idrogetto e carene efficienti e iper leggere. Senza elica. Una miscellanea ardita che nessuno fino ad allora era riuscito a realizzare tecnicamente.

“Mio padre lavorava per Picchiotti e fu lui a creare il  Dry Martini, barca da corsa che vinse campionati mondiali ed europei – racconta Arnaboldi, che ora sta proseguendo la sfida con Centouno Navi.

Lui creò un sistema di saldatura sull’alluminio  di bassi spessori. L’alluminio veniva normalmente rivettato e mio padre riuscì a saldarlo grazie a piastre di rame congelate per evitare che si rompesse durante la procedura – con grande vantaggio sul fronte del peso per le barche off shore”.

L’idrogetto (inventato da Secondo Campini, italiano, ndr) è un sistema di propulsione nauticocomposto da un ugello e da una pompa che fornisce la potenza necessaria per il getto. La pompa può essere assiale o centrifuga: nel primo caso sostanzialmente è come se l’elica fosse intubata e integrata con un ugello di uscita.

“Questo è sinonimo di sicurezza sia in caso di bassi fondali sia nell’eventualità che si incontri un grande cetaceo: io verso Palma di Maiorca ho salvato la barca e la vita di un capodoglio, che non avevo visto, grazie all’assenza di eliche. Per questo, stiamo spingendo la campagna di comunicazione ai fini di sensibilizzare il mercato in merito agli animali marini e alla loro sicurezza”.

Un atout impareggiabile in paesi come la Florida, ora impegnata in una campagna di sensibilizzazione a favore dei lamantini. 

Ma non è solo qui, il potere di questa tecnologia unica, che oggi Arnaboldi porta avanti con Centouno Navi dopo avere ceduto le quote di Ab Yachts. “Nel 2000 mi stavo laureando, mio padre non si sentì bene, ho venduto AB Yachts a un gruppo e rimasi in seno all’azienda per sviluppare la gamma. Eravamo fermi a 68 piedi e arrivammo fino a 140, dando un po’ di fastidio ai grossi brand”. 

Il grande vantaggio è ciò che definiremmo “green” –autenticamente e non per marketing- ovvero il dimezzamento della CO2.

Il paradosso positivo dell’idrogetto: più velocità e meno CO2

Tripla autonomia a parità di gasolio, meno della metà della potenza normalmente espletata sulle altre barche, economie di esercizio impressionanti: il 44 metri per la guardia di Finanza di Arnaboldi è fiore all’occhiello della nuova frontiera tecnico ingegneristica e strutturale.

“La scelta di montare 4 motori piccoli che permettessero di essere usati a due a due è stata premiante per raddoppiare i livelli di manutenzione da 3mila a 6mila ore- spiega Arnaboldi- Consumiamo la metà del gasolio, produciamo la metà della CO2”. Sui modelli Centuno Navi ciò è ancor più marcato. Un piccolo esempio? Con Vespro, il sedici metri e mezzo, da Saint Tropez all’isola di Cavallo in 3 ore e mezzo.

“Abbiamo bruciato circa 7 litri di gasolio al miglio, la metà rispetto ai 14 di una barca tradizionale”. Per arrivare a questo risultato, è servito un incipit diverso: “Abbiamo invertito il punto di partenza. Ergo, non abbiamo preso una barca con il numero istituzionale di cavalli e messo gli idrogetti, ma abbiamo fatto il processo inverso, limitando i cavalli in media al 30% meno”. 

In più, qui ci sono innovazioni strutturali che non hanno mancato di attrarre la Guardia di Finanza, che ha modulato su questa tecnologia il pattugliatore Petrucci, fiore all’occhiello della missione militare Effebi/Mangusta. 

Simulazioni al pc per l’efficientamento delle carene

“Il vero green si misura sull’efficienza complessiva, non sull’uso di batterie” ribadisce Arnaboldi. “Noi abbiamo spinto sui materiali di costruzione, usiamo fibre miste di carbonio molto più leggere della fibra di vetro  e analizziamo attentamente dove posizionarle.

 Il nostro centro di simulazione, dotato di software d’avanguardia, ci permette di vedere nell’immediato i miglioramenti delle carene. La costruzione a sandwich ci permette di usare metà della resina – che è inquinante – e gli interni sono alleggeriti, realizzati con materiali riciclati e riciclabili. Nel complesso, questi contenuti sono green come nessun altro e offrono efficienza, sicurezza, rispetto ambientale”.

Fino a oggi, l’uso dell’idrogetto in  barche di queste dimensioni non è stato sostanziato: “i produttori non erano pronti per il diporto, non avevano sviluppato i sistemi di controllo; inoltre vi erano difficoltà nel manovrare le barche. Con il tempo sono riuscito a coinvolgere tutti i produttori internazionali a introdurre l’elettronica e in particolare il joystick, come sulla Playstation, per consentire le manovre. Quando impari a usarlo diventa facilissimo, la barca trasla con il tocco di un dito”.

Una start up veloce e dinamica come le sue barche

Centouno Navi ora vive l’exploit di chi ha qualcosa di unico da offrire. Arnaboldi è a capo di un piccolo team giovane, dai 24 ai 40 anni, composto da ingegneri e da un architetto. 

Un Cantiere di riferimento ora ci ha commissionato per costruire una nuova serie di barche. Al pari, ci stiamo dedicando alla barca che Guardia di Finanza porterà in gara”

Petrucci con il 44 metri da 47 nodi vinse una gara da svariati milioni. Ora partecipiamo alla terza per un 27 metri. Oltre a questo ci sono tante commesse in arrivo da brand noti, che si avvalgono del mio studio per la sua capacità tecnica.

La fama dell’azienda si è spinta anche in Norvegia, dove c’è la Kongsberg Defence, società che fornisce sistemi per la  difesa e l’aerospaziale. Il modello da 5 metri presentato a Indo Jakarta è piaciuto molto e pare sia in arrivo una commessa da oltre un miliardo di dollari per 120 barche da difesa. 

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