Dai tempi di nonna Elisa e della sua apicoltura sull’altopiano di Asiago -ergo il 1923-
in Rigoni sono cambiate le dimensioni e gli orizzonti, ma non i valori. Anzi, è stato
proprio l’etimo della parola “biologico”, qui sostanziato appieno, a decretare il
successo planetario di questa azienda familiare. Nella sua lettera agli stakeholder,
già nel 2021 Andrea Rigoni, nipote di Elisa e a capo dell’azienda con il fratello Luigi,
identificava come parola chiave “prendersi cura”: dei territorio, delle persone, della
comunità.
Qui, a 1000 metri, in un luogo coperto al 67% da boschi, ogni anno circa
5.000 tonnellate di frutta e verdura coltivate nel rispetto della natura vengono
lavorate e trasformate per diventare le ben note confetture. Biologiche per genesi,
perché idonei sono i territori dove Rigoni si è man mano espansa nel tempo per
implementare le coltivazioni: la Bulgaria, la provincia di Montana nei pressi del
confine serbo e in parte nella zona fra Sofia e Plovdiv.

Fiordifrutta nasce nel 1996, qualche anno più tardi l’azienda apre all’ingresso di
capitale esterno per espandere la produzione a dolcificanti naturali (Dolcedì), le
creme spalmabili bio alle nocciole (Nocciolata), le spremute Tantifrutti, il miele
biologico Mielbio, portando il suo insediamento anche ad Albaredo D’Adige.
Insieme alla Nocciolata bianca nel 2018 arriva anche Kharis Kapital, per finalizzare la
crescita nei mercati internazionali.
Nel 2022, l’occhio si volge alla Francia, dove Rigoni ingloba Saveur & Nature
(cioccolato), mentre nel 2023 acquisisce la quota di maggioranza di Ambosiae
(cereali e granole). Ed è proprio qui l’ultima sfida da giocare, insieme a Natù, marca
che porta avanti due linee di prodotti con formulazioni raw e utilizzo di semi
germogliati, preferendo alla cottura la lenta essicazione per preservare le sostanze
nutritive. Rigorosamente plant based, senza zuccheri e con materia prima bio
La parola sostenibilità ora è ovunque, voi l’avete nel DNA da un secolo. Cosa
significa, essere sostenibili?
«Significa sentirsi responsabili e agire di conseguenza. Per questo abbiamo cura delle cose che per noi sono le più importanti, oltre a quella di produrre reddito: i nostri collaboratori, l’ambiente nel quale operiamo, dalle coltivazioni alla produzione, e la comunità in cui viviamo. Già la scelta del biologico, compiuta in anni in cui nessuno lo considerava, penso sia eloquente, così come rimanere a produrre nel cuore della natura dell’Altopiano di Asiago».
Perché avete scelto la Bulgaria a fini di coltivazione e produzione?
«E’ stata una scelta fatta tanti anni fa, quando, nonostante gli accordi stipulati con i nostri fornitori italiani di materie prime biologiche, abbiamo visto che nel futuro avremmo potuto non avere materia prima a sufficienza per fare fronte alle crescenti quantità di prodotto in vendita.
Per questo abbiamo scelto con cura delle “oasi ecologiche” in Bulgaria, Paese in cui raccoglievamo già frutti selvatici di bosco. A distanza di tanti anni questi poderi si sono trasformati in giardini nei quali agronomi italiani e bulgari lavorano assieme per produrre fragole, mele, ciliegie ed altro ancora, tutto biologico».
Quali problemi presenta il mercato attuale nel vostro settore?
«I principali, a mio parere sono: il cambio di abitudini alimentari delle nuove generazioni (meno tempo per la colazione, colazione to go, ecc…), le scelte pilotate da messaggi social che promettono miracoli nutritivi da prodotti scadenti e la scelta delle “commodities”, cioè di prodotti venduti a prezzo molto basso.
D’altra parte, anche a causa di fenomeni inflattivi e il conseguente aumento rilevante dei prezzi
alla vendita degli ultimi due anni, molti consumatori si trovano a dovere rinunciare
alla qualità degli alimenti che acquistano e questo va a discapito di un’alimentazione
d’eccellenza. E me ne rammarico in quanto la salute inizia proprio da un approccio
alimentare corretto e qualitativo».
La sensazione che date è di grande affidabilità: pensate che il consumatore lo
senta, al di là delle strategie di marketing?
«La fiducia del consumatore si ri-conquista ogni giorno offrendo solo il meglio. Per raggiungere questo obiettivo quindi la cura nel prodotto e nel servizio che offriamo è sempre da noi controllata. Senza controllo non puoi dire di essere affidabile».
Oggi si parla tanto della difficoltà dei passaggi generazionali, voi siete passati da
una piccola attività di apicoltura ad essere azienda internazionale partecipata da
un fondo: ci sono mai stati momenti di difficoltà? O è stato tutto naturale, passo
per passo?
«Ritengo che nessuna attività embrionale possa immaginare l’evoluzione in momenti con scenari così complessi. Così come le persone, anche le aziende si adattano all’ecosistema economico che è in continuo cambiamento. Lo ha fatto anche Rigoni di Asiago che, restando fedele alla sua Missione, quella di voler dare al consumatore prodotti buoni e sani, è cresciuta prima in Italia, entrando in grande distribuzione e ampliando la gamma dei sui prodotti e poi espandendosi sui mercati internazionali».
Oggi l’innovazione e l’espansione su mercati esteri sono i driver per lo sviluppo. Ma
la crescita non deve andare a discapito della qualità, non bisogna mai fare
compromessi; da sempre abbiamo scelto le materie prime con meticolosità (ci
siamo dotati di una nostra filiera), trasformandole poi con cura in “prodotti veri”,
senza “aiuti chimici”, realizzando ricette equilibrate dal punto di vista nutritivo. E
questo è ancora quello che continuiamo a fare oggi e che faremo in futuro,
indipendente dai volumi in crescita.
«I momenti di difficoltà ci sono stati com’è naturale che sia nella vita, però quello cheabbiamo costruito nel tempo e di cui vado fiero, è la fiducia di tanti, tantissimiconsumatori che si fidano di noi e ci scelgono ogni giorno».
C’è già una terza generazione che si affaccia all’azienda?
«La terza generazione sta arrivando. E’ preparata e motivata e a breve sarà pronta acontinuare l’attività iniziata tanti anni fa».