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Cloud Seeding, l’inseminazione delle nuvole

Nel panorama delle tecniche innovative per combattere la siccità e ridurre l’inquinamento, una delle più promettenti e discusse è il cloud seeding, o inseminazione delle nuvole. Il termine potrebbe suonare come fantascienza, ma rappresenta una realtà scientifica concreta e affascinante. Il cloud seeding, o inseminazione delle nuvole, è una tecnica che manipola le nuvole esistenti per indurre la precipitazione, aumentando la probabilità di pioggia o neve. Ma come funziona esattamente?

Il cloud seeding è una tecnica di modificazione meteorologica che mira a indurre la pioggia o la neve dalle nuvole. Utilizzando aerei o razzi, si disperdono nell’atmosfera sostanze chimiche come ioduro d’argento, cloruro di sodio o ghiaccio secco. Questi agenti fungono da nuclei di condensazione, intorno ai quali il vapore acqueo può aggregarsi per formare gocce di pioggia o cristalli di neve.

Il processo è relativamente semplice ma richiede condizioni meteorologiche specifiche per essere efficace. Le sostanze chimiche introdotte nell’atmosfera aumentano la probabilità che le goccioline di vapore si uniscano e formino precipitazioni. 

Nelle nubi liquide, particelle di sale come cloruro di sodio e cloruro di calcio vengono disperse per facilitare la formazione di gocce d’acqua. Queste particelle agiscono come nuclei di condensazione, attorno ai quali le gocce di vapore acqueo si aggregano, formando gocce di pioggia più grandi e pesanti che cadono sulla Terra.

In nubi super raffreddate, lo ioduro d’argento è la sostanza chimica più comunemente usata. Grazie alla sua struttura cristallina simile al ghiaccio, lo ioduro d’argento favorisce la formazione di cristalli di ghiaccio. Le goccioline d’acqua all’interno della nuvola si raggruppano attorno alle particelle di ioduro d’argento, congelandosi. Questi “grappoli congelati” diventano troppo pesanti per rimanere sospesi nell’aria e cadono sotto forma di neve o pioggia.

Secondo la World Meteorological Organization, in condizioni ottimali, il cloud seeding può aumentare le precipitazioni di una specifica nuvola fino al 25%. Questa percentuale non è trascurabile, specialmente in regioni colpite da siccità severa, dove ogni goccia d’acqua è preziosa.

Applicazioni globali

L’efficacia del cloud seeding ha portato alla sua adozione in diverse parti del mondo, con usi che spaziano dalla mitigazione della siccità alla riduzione dell’inquinamento atmosferico, fino alla generazione di neve artificiale per le stazioni sciistiche. Paesi come la Cina, gli Stati Uniti e gli Emirati Arabi Uniti sono tra i principali utilizzatori di questa tecnica.

La Cina è uno dei paesi che fa maggiormente uso del cloud seeding. Come riportato dall‘Organisation for Research on China and Asia (ORCA), ogni città cinese ha un piano locale per l’inseminazione delle nuvole, utilizzando ioduro d’argento e droni per indurre piogge durante i periodi di siccità. Nel 2022, gli sforzi di inseminazione delle nuvole, che hanno coinvolto aeroplani e razzi, hanno generato un’impressionante quantità di 8,56 miliardi di tonnellate di precipitazioni aggiuntive nel bacino del fiume Yangtze.

In Francia, il cloud seeding è praticato in circa 20 dipartimenti dall’Association Nationale d’Etude et de Lutte contre les Fléaux Atmosphériques (ANELFA) e dalla società Selerys. L’obiettivo principale è prevenire i danni causati dalla grandine sui campi agricoli durante la primavera e l’estate, proteggendo così le colture.

Il cloud seeding è stato utilizzato in Pakistan per la prima volta nel 2023 per combattere lo smog nella megalopoli di Lahore, una delle città più inquinate del mondo, secondo Al Jazeera. Anche in India, si è pensato di impiegare la tecnica per innescare la pioggia a Nuova Delhi, sperando di alleviare lo smog che affligge la capitale. Manindra Agrawal, uno scienziato dell’Indian Institute of Technology, sta lavorando su questo progetto.

Negli Stati Uniti, il cloud seeding è una pratica comunemente adottata. Ad aprile 2024, i legislatori del Wyoming hanno stanziato 2 milioni di dollari al Wyoming Water Development Office per finanziare il programma di cloud seeding, con l’obiettivo di mitigare gli impatti della siccità negli Stati Uniti occidentali.

In Italia, l’adozione del cloud seeding ha avuto una storia breve. Negli anni Novanta, furono condotte applicazioni nel Sud Italia, ma successivamente la tecnica è caduta in disuso. Tuttavia, l’argomento è recentemente tornato in auge. Giuseppe Catania, deputato all’Assemblea Regionale Siciliana e vicepresidente della Commissione Attività Produttive, ha richiesto al governo regionale di utilizzare il cloud seeding per combattere la siccità in Sicilia.

Una tecnica nata per contrastare la siccità e non solo

La tecnica del cloud seeding ha ottant’anni di storia. Fu il chimico, ricercatore e meteorologo americano Vincent Joseph Schaefer nel 1946 a effettuare la prima serie sistematica di esperimenti per indagare la fisica delle precipitazioni. Da un aereo sopra il Massachusetts, sperimentò l’inseminazione delle nuvole con ghiaccio secco, riuscendo a produrre neve, dando così inizio alla sperimentazione scientifica del controllo meteorologico.

Nel tempo si sono affinate tecniche differenti e le finalità applicative si sono ampliate. Ma la prima funzione è quella di contrastare la siccità, sempre più diffusa nel mondo. Gli indicatori del Sistema informativo globale sulla siccità (GDIS) del National Centers for Environmental Information – NOAA hanno rivelato che le condizioni di siccità sono continuate a marzo 2024 (ultimo mese rilevato) in gran parte dell’Africa, dell’America meridionale e centrale e del Messico. «Precipitazioni benefiche si sono verificate in alcune parti del Nord America, Europa, Asia e Australia, ma per le aree colpite dalla siccità non sono state sufficienti a compensare mesi, persino anni, di precipitazioni scarse», si legge nel comunicato.

Prospettive future

Alla COP 28, durante un convegno dedicato alla mitigazione del cambiamento climatico attraverso la modificazione meteorologica, il cloud seeding è stato presentato come un “caso di studio globale”. I partecipanti hanno discusso non solo dei benefici ma anche delle sfide e delle limitazioni di questa tecnica. Sebbene promettente, il cloud seeding richiede ulteriori ricerche per comprenderne appieno gli impatti a lungo termine e ottimizzarne l’efficacia.

L’ inseminazione delle nuvole rappresenta una frontiera interessante e innovativa nella gestione delle risorse idriche e nella lotta contro l’inquinamento. Con una capacità di aumentare le precipitazioni del 10-15%, e in condizioni ottimali fino al 25%, il cloud seeding offre una speranza concreta per le regioni afflitte dalla siccità e per quelle che cercano soluzioni sostenibili ai loro problemi ambientali.

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