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Smart Walking: camminare e lavorare

Smart Walking: camminare e lavorare

Un nuovo equilibrio fra lavoro e vita privata. Camminare la mattina e lavorare il pomeriggio. Produttività assicurata. Siamo nel nuovo mondo del nomadismo digitale che Davide Fiz, dieci anni come commerciale a partita IVA, ha trasformato in modello di lavoro vincente. 

Il suo progetto si chiama Smart Walking e gioca sulla assonanza fra Walk e Work.
 “Sono svincolato dalla logica spazio tempo, non ho obbligo di orario e rispondo a me stesso perché lavoro a provvigione”. Perciò, al netto del risultato, Davide lavora con tempi e metodi suoi. Anzi, ha creato un vero e proprio metodo. 

Fino a due anni fa ero fidanzato, convivevo a Palermo:  quando ci siamo lasciati sono tornato a Livorno, ho visto la casa vuota e mi ha folgorato l’idea di iniziare da zero a 45 anni. Perciò, sono partito per un cammino in solitaria e mentre camminavo mi ha raggiunto l’intuizione Smart Walking – Smart Working. Ho sentito professionisti di Milano che avevano già seguito progetti simili, ci abbiamo lavorato creando  logo, video, materiale e…incredibilmente il progetto dal punto di vista mediatico ha sbancato” .

Si può davvero lavorare camminando?

Davide fino a oggi ha fatto oltre 2.500 km a piedi, mantenendo le aziende per cui lavora. Perciò il metodo ha funzionato. 

Sul fronte umano è stato bellissimo, ho incontrato un mondo che non è quello narrato da tv e giornali, esiste un’Italia fantastica, fatta di storie umane e sensoriali, di storie che si susseguono fra tradizione e cultura”. Inoltre, camminando si riscopre un senso di socialità che all’interno degli uffici viene perso. 

Quando vai in giro a piedi metti in moto tutti i sensi: odori, suoni, piedi che toccano il terreno”. Una comunione con la natura, con il senso della bellezza, con una comunità itinerante che stimola non solo l’essere umano ma altresì il lavoratore. 

Alla fine, quando faccio tappa, mi serve un WI-Fi”.

Smart Walking
Un incontro in biblioteca a Monesiglio

Aprirsi alla natura e alla socialità e uno stimolo produttivo?

Introdurre una cultura del risultato e non del numero di ore lavorato è una bella novità. Alle aziende per cui lavoro non importa nulla di dove mi trovo. Per me, camminare è uno stimolo a lavorare meglio perché ho goduto una parte della giornata”. 

Certo, il modello di Davide e del suo Smart Walking non è applicabile a tutti, ma è un ottimo spunto di riflessione. Al pari, porta a rivedere come guardiamo la società che ci circonda.

Viviamo in una società che mette  telecamere ovunque,  chiudiamo le finestre con le sbarre, siamo ossessionati dalla paura dell’altro;  ma quando viaggi a piedi nessuno ti percepisce come un pericolo,  le vecchiette ti aprono casa e ti offrono da mangiare come è successo  in Puglia con le orecchiette di farina di carruba. Ti si apre un altro mondo. Azzardo un pensiero: in luogo del servizio militare i ragazzi dovrebbero fare un cammino”. 

Il PIL è vincolato o svincolato alla felicità?

Davide ha una laurea in economia con tesi sullo sviluppo sostenibile: “ho trattato il tema della dematerializzazione e della decrescita. Da quando nasci ti informano su come va il PIL ma, se ci pensiamo bene, il prodotto interno lordo cresce anche se ci sono una guerra e una ricostruzione, quindi viene svincolato dal buon vivere e dalla felicità. Potremmo cambiare ottica. Inoltre, rientrando dopo i miei molteplici cammini ho notato quante cose avevo accumulato dentro casa, quanto superfluo mi circondava”. 

La prospettiva dello Smart Walking che diventa Smart working cambia non solo l’ottica con cui guardiamo il lavoro, ma anche la realtà. 
Sparisce la geografia delle cartine e con essa spariscono i limiti. Vengono eliminate le necessità politiche di andare d’accordo fra una pro loco e l’altra. Non esistono confini. Quando feci la via della lana e della seta fra Bologna e Prato stavo per entrare in Toscana: si parlava bolognese e dopo 5 km imperversava il toscano. Così ho scoperto che in Puglia c’è un paese dove si parla in franco provenzale e che dalla Campania alla Puglia ci sono cartelli in doppia lingua“.

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Monica Camozzi

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