Rossi di Albizzate: la storia riparte da Altamura
Chi, negli anni Settanta, percorreva la Milano Varese, uscendo dalle nebbie padane si ritrovava davanti una struttura di metallo e vetro, sospesa a mezz’aria: era lo spazio avveniristico che Rossi di Albizzate realizzò insieme allo studio di architettura Magnaghi Terzaghi, per dare espressione nuova ai suoi meravigliosi oggetti di design.
Una storia iniziata nel 1923, quando Giuseppe Rossi pensò di ravvivare gli spazi ristretti delle case del dopoguerra con divani trasformabili in letti, senza inficiare la bellezza ma aggiungendo funzione.
Da lì, Rossi di Albizzate ha regalato all’Italia e al mondo oggetti indimenticabili: le famose sedute tondeggianti in poliuretano espanso stampato a freddo, con cui Hans von Klier si è guadagnato il Compasso d’Oro e che ancora oggi possiamo vedere nella “Supersassi” di Matteo Thun sono solo un piccolo esempio di questa grande storia.
Il ritorno (tutto italiano) di Rossi di Albizzate
E oggi, la storia continua, dopo un arresto quasi ventennale: i figli del fondatore, Piero e Luigi Rossi, dopo aver dedicato la vita all’azienda (Luigi Rossi è stato vice presidente del Salone del Mobile per anni, ndr), hanno avuto una impasse legata a un mercato in veloce cambiamento, alla decisione degli eredi di non entrare in azienda e a tanti altri fattori che avevano portato questo patrimonio in liquidazione.
A rilanciare questo tassello fondamentale del design italiano è Gaetano Delmedico, imprenditore pugliese che ha passato la propria vita in aziende di imbottiti fino a diventare amministratore delegato della sua Creation Italia SrL, realtà che esporta oltre il 90% della propria produzione. “Nel 2021 mi si è presentata l’occasione di rilevare il marchio e il mio interesse è stato immediato –rileva Delmedico- Da indagini accurate ho poi evinto che la fame di bellezza è ancora molto viva e che il settore avrebbe recepito con entusiasmo questo ritorno.
La storia riparte e riapre il flagship di Milano
Via del Babuino, via Condotti a Roma e Largo Augusto a Milano: queste tre pietre miliari erano il biglietto da visita di un’azienda che arredò lo Yachiting club della Costa Smeralda, il terminal Costa Crociere a Barcellona, le più belle barche e le più belle case del mondo grazie a una customizzazione che puntava sull’artigianalità fusa con l’industria.
“Abbiamo seguito l’impronta paterna” –dice Piero Rossi, felice di aver ceduto il brand a un’azienda che definisce “capace di portare avanti lo spirito della nostra famiglia, che non ha mai guardato al solo fatturato ma alla gioia di creare insieme agli architetti qualcosa che durasse, che passasse di padre in figlio”.
E ad aprile la nuova proprietà inaugura il negozio di Via Francesco Sforza 2, nello stesso luogo dove anni fa il marchio aveva 14 vetrine all’angolo con Largo Augusto.
La mission Rossi di Albizzate
La nostra mission non è solo riportare il brand al suo splendore, ma altresì sviluppare alcuni pezzi storici, che inizieremo a riproporre nel flagship store di Milano. La fame di bellezza legata al design italiano è molto viva e il settore ha recepito con entusiasmo questo ritorno – ha detto Gaetano del Medico, rilanciando sullo “standard di artigianalità e ricerca che ha sempre contraddistinto il marchio Rossi di Albizzate. Soprattutto, il marchio rimane in Italia.
Il nuovo asse Albizzate Altamura inizia il suo nuovo corso a 101 anni dall’esordio. E torna al Salone del Mobile, che contribuì a fodnare negli anni Sessanta. Per non creare sovrapposizioni, Rossi di Albizzate è stato dato in gestione alla Luxury SrL, di cui Gaetano Delmedico è rappresentante legale. Insieme al brand, la società ha acquistato l’area museale, che rappresenta un pezzo di storia del design italiano.