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Panchic: la manifattura che vince

Panchic: la manifattura che vince

Quotidiane, come il pane. Eleganti, come riescono a esserlo i prodotti pensati e realizzati in Italia. Pànchic è il nome concepito da  Leonardo Dal Bello nel 2010 per battezzare le sue calzature. Un unicum che si colloca fra le sneakers e le icone del leisure, con un’identità talmente forte da creare una nicchia a sé stante. Allora, un monoprodotto caratterizzato spesso da stringhe in contrasto cromatico, oggi una linea completa che si fonda sempre su un pilastro: la manifattura made in Italy.

Il made in Italy che premia

“Ogni nostra scarpa nasce da un pensiero semplice, una mano ruvida e una tavolozza di colori audace e contrastante”, spiega Leonardo Dal Bello, riassumendo in poche parole il concetto fondante di Pànchic. Ma, sopra a ogni cosa, c’è una parola cara al Made in Italy: manifattura. 

Qui si parla di cardatura delle suole, messa in forma della tomaia, manovia, controllo della materia prima, che sfociano in un prodotto non schiavo delle tendenze di mercato. 
Il 60% del fatturato di Pànchic arriva dal mercato italiano, il 20% da quello spagnolo: il calciatore Iniesta fu il primo a innamorarsi delle Pànchic prima maniera, grazie alla loro comodità ed eleganza, alla qualità della manifattura. 

Sulla via di Russia e Giappone

“Il nostro terzo mercato è la Russia. Al pari, stiamo guardando al centro Europa e aprendo il Giappone con un distributore molto interessante- prosegue Dal Bello, rivelando che la prossima frontiera è l’Asia. 
Il fatturato di Pànchic è passato dai 3 ai 12 milioni attuali: una crescita costante, fondata sui valori che da sempre accompagnano questa realtà: il 60% delle 150.000 scarpe prodotte annualmente viene realizzato nello stabilimento di Fonte, Treviso,    mentre il 40% è demandato ad artigiani e terzisti che stanno massimo a 20 km di distanza. 
L’azienda ha aperto uno showroom direzionale a Milano, che segue al primo di Barcellona. 

La filiera corta come modello di business della manifattura

Presidio della catena del valore in ogni fase: il modello di business di Panchic è quello tradizionale, manifatturiero, a catena corta e contempla progettazione, ricerca materie prime e trasformazione, che avvengono nei due hub della sede aziendale. Ma in maniera moderna, rispettosa della sostenibilità: il processo  assicura il contenimento dei consumi di risorse energetiche e naturali con particolare riferimento al dispendio di CO2 ed energia elettrica, quest’ultima derivante da fonti esclusivamente rinnovabili. Il controllo della filiera consente inoltre la riduzione della produzione di rifiuti e il recupero di scarti di lavorazione e imballaggi.

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Monica Camozzi

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