Natale: il trionfo del Sole
Fu l’imperatore Costantino, a decretare il primo Natale cristiano: il 25 dicembre del 337 D.C. anche papa Giulio rese ufficiale la data che da lì in poi avrebbe festeggiato la nascita di Gesù.
Ma dove affondano le radici del Natale nella storia umana?
Tutta la simbologia ruota attorno a un elemento che sembra morire per poi rinascere a nuova vita. Gesù è il profeta cristiano che muore per poi sancire un nuovo inizio: ma prima di Cristo gli antichi festeggiavano il Sole. La data dell’odierno Natale corrisponde al Solstizio di inverno: la parola significa Sole fermo, perché l’astro sembra morire con l’accorciarsi profondo delle giornate, per raggiungere fra il 21 e il 24 dicembre la sua minima parabola e reinvertire la declinazione, riprendendo la sua via verso il Solstizio d’estate il 24 giugno, quando vi è il massimo punto di vicinanza con l’equatore.
L’affinità elettiva fra Natale e il Sole
Il Solstizio d’Inverno è considerato un giorno magico: l’astro che Dante riteneva simbolo di Dio (“poiché esso illumina con vita invisibile prima se stesso, poi tutti i corpi celesti”) non sprofonda nelle tenebre dell’inverno ma si ferma per poi ripartire.
Ecco perché nasce il mito del Sol Invictus, il Sole mai sconfitto: non a caso la festa del sole è proprio in prossimità dell’odierno Natale ed è stabilita per la prima volta dall’imperatore Aureliano nel 274 D.C.
Già alcuni millenni prima, rifacendosi al ciclo astronomico del Sole, i giorni dal 21 al 25 dicembre ricordavano il Natale divino.
Il Sole di Zarathustra, il 25 dicembre
Gli Egizi festeggiavano Horus, i giordani Helios, i babilonesi Tammuz, a Emesa c’era Elagabalus. Nello stesso periodo coincide la nascita del dio indiano Krishna, quindi Adone, Attis, Dionisio. Al pari, gli Aztechi messicani celebravano il dio Sole Huitzlopochtli e nello Yucatan il dio Bacab.
In Persia e in India circa 1400 anni prima di Cristo si venerava il dio Sole ma su Zarathustra a tracciare un parallelismo profondo con la storia cristiana che culmina nel Natale, parlando del dio Mitra nato da una vergine il 25 dicembre.
E il Saturno dei romani, festeggiato negli stessi giorni, ha un etimo che risale a “seminare”, perché uno dei più grandi timori degli antichi era che l’inverno inficiasse i raccolti. Da qui l’usanza di scambiarsi doni come datteri, miele e noi, celebrando i giorni giusti per la semina in attesa dell’arrivo della luce e del suo calore.
Le origini della vita, la promessa del Natale
In Egitto si venerava il dio sole, tanto come Ra-Horus con l’aspetto di falco che come Atum, con l’aspetto di uomo. La filosofia egiziana si basava molto sullo stretto rapporto esistente fra il disco dorato del sole, che con i suoi raggi permette la vita e la saggezza del faraone che con buon senso e rigore tiene in armonia le nazioni.
Il Sole Alato è un antico simbolo egiziano risalente al terzo millennio avanti cristo: le sue ali spiegate simboleggiavano la protezione di tutti i re delle nazioni, l’occhio significava equilibrio e controllo delle cose.
Il nome Faraone significa Grande Casa e rappresenta il Sole, l’origine della vita, un po’ come il Natale cristiano simboleggia la rinascita a nuova vita.
Ma fu, appunto, Costantino a dare la svolta: quando si convertì al cristianesimo, il 25 dicembre si cominciò a festeggiare non più il Natalis solis ma il Natalis Christi.
Il trionfo della luce sulle tenebre
In Siria ed Egitto i riti per il dio Sole erano di grande solennità e annunciavano che la Vergine aveva partorito il Sole, raffigurato come un infante. In particolare, secondo quanto scrive Epifanio di Salamina, in alcune città d’Arabia e d’Egitto i pagani celebravano una festa dedicata al trionfo della luce sulle tenebre: essa metteva in evidenza la nascita del dio Aîon, generato dalla vergine Kore.
Anche se molte sono le discussioni in merito al fatto che non si conosca la data esatta della nascita di Gesù e che quindi il 25 dicembre sia inappropriato, il parallelismo fra il Natale e il sole rimane affascinante.