Resistente, energico, armonico, durevole, in un’unica parola legno. Materiale perfetto per sentire la vicinanza con la natura e il rilassamento che ne consegue.
È di questo meraviglioso quanto unico elemento che Arcangelo Ambrosi, classe 1988, laureato in informatica, figlio della Puglia, del tacco d’Italia, quel luogo dove le campagne hanno il sapore antico e autentico, si è innamorato perdutamente, al punto da essere oggi maestro, artista del legno.
Arcangelo da piccolo era un bambino molto tranquillo, ubbidiente, bravo a scuola, cresciuto in una famiglia di menti creative: mamma architetto e scultrice, papà fotografo e serigrafo, nonno ingegnere e “tutto fare”(quel mestiere unico dei nonni delle città del sud).

Con quest’ultimo gli piaceva passare il tempo aiutandolo e osservandolo mentre costruiva o riparava cose. Sia i nonni paterni che quelli materni avevano dei grandi giardini, quegli spazi magici dei quali oggi sente forte nostalgia, nei quali amava giocare e stare a contatto con gli alberi e la terra. Ha sviluppato poi anche l’interesse per il computer: era incuriosito dai software che utilizzava suo padre già dalla metà degli anni 90 (le prime mitiche versioni di Photoshop) per elaborare le fotografie.
Ottimo studente al liceo scientifico, quel liceo che amava ma aveva una grande pecca: non includeva qualcosa che si incastrasse con le sue passioni. Quindi una scelta non affatto “automatica”. Sebbene partito con ottimi voti, negli ultimi anni di liceo, Arcangelo si scopriva un po’ annoiato e a volte trascurava lo studio per studiare chitarra o stare al computer.
«Ero interessato agli aspetti grafici – dice Ambrosi – alla cultura hacker e ai linguaggi di programmazione. Gestivo un forum da me creato per riunire tutte le band musicali del mio paese».
Tutto ciò ha portato Arcangelo in qualche modo a decidere di iscriversi al corso di laurea in Informatica, scelto pochi giorni prima della scadenza delle iscrizioni.
Ma la musica e il legno restavano prepotentemente al primo posto tra i suoi interessi. Il legno era da sempre “presente” nella sua vita, fin dalla sua infanzia; ha avuto modo di approfondire meglio a 18 anni quando ha deciso di costruire da solo una chitarra elettrica: «Ovviamente ricercavo in internet e sui forum le informazioni necessarie – ricorda – che all’epoca erano poche e quasi esclusivamente in inglese. Successivamente ho continuato a costruire altre chitarre e bassi nel tempo libero per amici e per i miei fratelli (entrambi bassisti)».
Comincia così a vedere ed essere orgoglioso dei suoi primi lavori, soddisfatto a tal punto che inizia a balenare in sé l’idea di farlo diventare un giorno il suo lavoro.
Si scopre sempre più innamorato del legno, quel materiale unico e affascinante la cui natura si espande su molteplici dimensioni: quella sonora, quella meccanica, estetica, plastica… Pochi materiali naturali racchiudono queste caratteristiche tutte insieme ed ogni blocco, tronco, tavola è una scoperta, un’avventura ricca di sorprese: «Le potenzialità del legno e le possibilità creative che offre sono per me motivo di amore verso questo materiale».
Un giorno, arriva un’intuizione particolare
«Qui, come in quasi tutte le cose, interviene il caso – racconta –. Un’estate, sempre nel giardino del mio nonno paterno, mi capitò tra le mani un grosso libro, il titolo era: “Il Signore Degli Anelli”. Mio nonno stava iniziando a leggerlo ma, non so perché, glielo tolsi dalle mani e iniziai a leggerlo io. Ovviamente mi appassionai moltissimo e iniziai a seguire anche i film, nei quali si vedono spesso i personaggi fumare delle lunghe pipe. Successivamente, il mio migliore amico, mi regalò una pipa simile al ritorno da un suo viaggio in Irlanda.

Da buon creativo e curioso, quella pipa, più che a fumare, mi ha invogliato a studiare la sua struttura, fare insomma un “reverse engineering” e crearne altre sulla base di quello studio (perché no, un po’ cambiandole). È un oggetto che con la sua struttura impone uno schema tecnico e creativo e quindi rende la sua realizzazione una sfida. Quello studio (sembra incredibile) è ancora in corso da ormai 10 anni. Mi piace l’idea che la pipa possa tornare un giorno qualcosa che magari non è mai stato prima».
Ho chiesto ad Ambrosi se consiglierebbe ai giovani di affacciarsi al mondo dell’arte:« Non me la sentirei di dire ad un ragazzo talentuoso di buttarsi in maniera ‘incosciente’ ma lo incoraggerei, questo sì. Gli consiglierei di frequentare colleghi, maestri e punti di riferimento del proprio ambito creativo, fare rete, fare gruppo e non farsi la guerra o concorrenza. L’unione fa la forza (… e fa risparmiare errori)».
Questo, l’incantevole mondo di Arcangelo, l’artigiano del legno, l’artista eclettico che sedendo accanto al nonno ha imparato ad amare un elemento vitale, tanto vicino alla natura quanto all’uomo. Lasciamo idealmente Bitonto, la sua terra, augurando ad Arcangelo di realizzare il suo sogno nel cassetto, ovvero quello di dedicarsi ad oggetti e sculture di grandi dimensioni per spaziare tra design e scultura a tutto tondo.
«Mi piacerebbe organizzare una mia mostra personale un giorno» mi dice…allora, io incrocio le dita e aspetto l’invito alla tua prima.