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Sorseggiare la storia, assaporare il futuro

Sorseggiare la storia, assaporare il futuro

Un uomo che guarda indietro, verso il passato, mentre si sposta in avanti verso il futuro. L’etichetta del Primitivo di Manduria riserva, 1921, dice tanto di Cosimo Varvaglione, enologo, anima dell’azienda che porta il suo cognome e –oggi- spedisce  5 milioni di bottiglie in 70 paesi del mondo.

Vestire i vitigni autoctoni pugliesi, implementati con una vinificazione moderna, con la passione, l’eclettismo, la lungimiranza, ha consentito a questa cantina storica di arrivare con successo  alla quarta generazione. 

Non a caso, la collezione privata di Cosimo Varvaglione è stata premiata con 3 bicchieri Gambero Rosso 2023 tra i migliori vini italiani e con i cinque grappoli da Bibenda 2023, la guida istituita da Franco Maria Ricci. Sempre nel 2023, un’altra icona internazionale del vino, James Suckling, ha assegnato 91 punti alla collezione privata Cosimo Varvaglione Negroamaro del Salento IGP 2019, che nel 2021 ha ottenuto 90 punti anche da Wine Spectator. 

Quella dei Varvaglione è una storia ultracentenaria, che passa per vitigni papali, liaison con il mondo della moda, rispetto per il territorio, amore per quel prodotto vivo, generoso e legato alla sensibilità, che è il vino. Infatti, fra le loro immense e vaste declinazioni di Primitivo, Negramaro, Malvasia, Aglianico, Falanghina  e altre meraviglie, i Varvaglione hanno la Family Collection, cinque rossi e due bianchi dedicati ai membri della famiglia: non solo Cosimo, ma Tatu (soprannome di Angelo, primogenito) e Chicca, ovvero Francesca, la più piccola. A Maria Teresa, la first lady, è tributato uno Chardonnay, il Primadonna, mentre sulla personalità di Marzia è modulato il Marfi, un blend  con il sapore della primavera. 

Il grande amore per la Puglia e per Taranto, la città dei due mari, è imbottigliato insieme alle etichette di Terra Collection, la collezione omaggio ai territori che alla famiglia Varvaglione hanno dato i Natali. Dal 2018, anno di acquisto di Masseria Pizzariello, luogo magico dove il papà di Cosimo portava il giovane a vinificare, l’azienda vanta 150 ettari vitati di proprietà e un luogo dove i clienti possono vivere l’autentico lifestyle pugliese.

Un futuro (e un presente) sostenibile

Sostenibile è già, per sua natura, nel vocabolario ideale e sostanziale di un’azienda che ha costruito sulle fondamenta delle tradizioni e del territorio: “dove andiamo” qui non dimentica mai “da dove veniamo”. E’ questa miscellanea di rispetto, serietà, fiducia, ad aver reso possibili traguardi come il riconoscimento del Financial Times che nel 2017 ha inserito Varvaglione fra le 500 aziende europee in rapida espansione. 

futuro

L’approccio sostenibile lungo tutta la filiera – economico, sociale e ambientale – ha portato alla certificazione come Organizzazione Sostenibile da Equalitas, operazione direttamente seguita da Angelo Varvaglione, Responsabile Sostenibilità per l’azienda. L’impegno alla sostenibilità si manifesta anche nel progetto firmato con Vinventions per realizzare il primo tappo al mondo prodotto con la plastica raccolta nelle zone costiere. E la popolare Collezione 12emezzo ha visto un restyling con l’utilizzo di carte FSC che vengono da foreste gestite in maniera responsabile e di tappi prodotti al 100% in fibra di canna da zucchero. 

I partner cui Varvaglione affida la cura di ben 400 ettari di terreno, sono affiliati da 30 anniPapale Oro, collezione creata con le uve delle vigne che furono di Pierfrancesco Orsini, futuro papa con il nome di Benedetto XIII, si contende il primato del blasone con l’etichetta Papale Rosso. Un filo più antica, risalente al 600,  Masseria Pizzariello, che riflette le tradizioni architettoniche della Puglia. 

Una cantina del 1921, le forze armate, il mondo

Marzia Varvaglione, che per l’azienda di famiglia si dedica a marketing e comunicazione dopo un master in International Management, ci racconta che tutti partì dalla cantina del bisnonno. “Mio nonno commercializzava con le forze armate, fu mio padre a impostare il sito produttivo come è oggi, a determinare il cambio di passo. Mia mamma, Maria Teresa, mosse i primi passi all’estero, poi fu coadiuvata da un direttore commerciale e l’azienda iniziò a strutturare la comunicazione di supporto al marketing: oggi vendiamo 5 mln bottiglie l’anno sul segmento medio alto del mercato. 

I primi paesi? Svizzera e Giappone. “I giapponesi amano molto il vino pugliese, sono attenti alla qualità e alle cose belle”.

L’obiettivo, ancora oggi, è creare valore attorno al brand, divenuto Varvaglione 1921 e raccontae, attraverso il vino, la storia della Puglia. Marzia ha lavorato molto alla riconoscibilità del marchio ed  è presidente nazionale giovani di UIV, Unione Italiana Vini, gruppo che rappresenta oltre 800 aziende italiane e in cui figurano nomi come Lamberto Frescobaldi, Chiara Lungarotti, Sandro Sartor.

“Costruiamo un network virtuoso fra nuove generazioni, riscontriamo un maggior desiderio di collaborare e fare squadra rispetto alle grandi realtà”.

La tracciabilità qui è maniacale “se un  lotto di produzione  arriva in Giappone e il cliente ha qualche dubbio, possiamo dagli informazioni puntuali come se fosse una blockchain”. Francesca è enologa, come il padre, Angelo si occupa di sostenibilità. Le attività di promozione fervono, incessanti, anche con UIV: “facciamo circa due viaggi formativi l’anno, una piccola delegazione è appena stata a San Francisco e Los Angeles con il Gambero rosso a ottobre andremo a Chicago”. 

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Monica Camozzi

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