Dalla Finlandia all'Italia, due artisti internazionali - Dylan Katz e Gaby Wagner - creano magie che ridisegnano i confini di una nuova estetica contemporanea
Piano. Curvo. Cavo. Riciclato. Stratificato. Sabbiato. Smaltato. Antico. Colorato. Laccato. Float…Avete capito di cosa si tratta?
Ebbene si! Stiamo parlando di sua Maestà il Vetro.
Oltre 100.000 le qualità e varietà conosciute di questo incredibile materiale la cui inerzia chimica, unita a una notevole resistenza meccanica e a incredibili proprietà ottiche, lo rende perfetto per un’infinita serie di utilizzi ed esigenze.
Dai saperi artigianali centenari alle ricerche d’avanguardia
Come vogliono i più accreditati studi archeologici il primo utilizzo di materiale vetroso risale al III millennio a.C. in Mesopotamia dove paste vitree venivano utilizzate per la decorazione (perle di vetro e placchette da intarsi) e non per la creazione di utensili. Bisognerà invece arrivare alla metà del I secolo a.C. per lo sviluppo della tecnica della soffiatura, con una produzione più facile, veloce ed economica di oggetti in vetro che cominciano a diffondersi su larga scala.
Sarà però Venezia a diventare centro per eccellenza di produzione vetraria nel XIV secolo, con il conseguente sviluppo di nuove tecnologie e di un fiorente commercio di oggetti destinati a vari usi. Cruciali saranno il 1369, anno a cui si scrive la prima produzione della storia di specchi a Murano, e il 1450, anno in cui Angelo Barovier inventa il “cristallo” sempre a Murano. Da questo momento in avanti l’arte tributerà grandi e continui omaggi al vetro fino ad arrivare alle incredibili, eclettiche e sognanti creazioni contemporanee.
Senza dimenticare, che al di là del campo prettamente artistico, a partire dal XII-XIII secolo – quando fu inventato il vetro duro e trasparente, con conseguente comparsa dei primi occhiali – fino ad arrivare alle più recenti ricerche tecnologiche, questo incredibile materiale è stato oggetto e soggetto di ricerche e sperimentazioni senza fine per i contesti e gli usi più disparati: dagli agglomerati urbani di ultima generazione sino ai vetri fotovoltaici a base di perovskite e in fase di sperimentazione nella Smart city di Fujisawa.
DYLAN KATZ. Raccontare storie attraverso il vetro
Per non perderci in questo labirinto di … vetro, riprendiamo in mano il prezioso filo di Arianna e ritorniamo agli scenari attuali dell’arte mondiale con Dylan Katz, un giovane e poliedrico artista americano, nato e cresciuto a Seattle, città che ha lasciato definitivamente nel 2013 per trasferirsi a Tampere, Finlandia, ove tutt’oggi vive e lavora insieme con la moglie riscuotendo da anni successi e premi internazionali come l’ultimo, tutto italiano, ricevuto per i suoi strepitosi lavori in occasione della Venice Glass Week 2024.
Di Katz vengono subito in mente Uncanny Ice, l’iconica collezione di sculture ispirata alle formazioni di ghiaccio della sua amata Finlandia, e la nuovissima serie di opere, Northern Windows che rende omaggio ai colori vividi e alle luci eteree del cielo nordico, riflettendo ancora una volta il profondo legame dell’artista con la Natura.
Dylan Katz e’ un artista narratore: racconta storie attraverso il vetro di cui, negli anni, ha padroneggiato con ineguagliata maestria il linguaggio complesso evidenziando colori, motivi, forme e texture attraverso opere concepite come veri e propri messaggi al mondo. Katz reinterpreta, ad esempio, il tema del cambiamento climatico e non come un conflitto violento tra uomo e natura ma piuttosto come una love story complessa che può essere risolta solo ristabilendo equilibrio, rispetto e pace fra le Parti.
La sua arte in sostanza è, come lui stesso sostiene, una “lettera d’amore scritta nel vetro” e indirizzata alla nostra Madre Terra. Un promemoria del perché ci teniamo ancora. Un appello al nostro lato più gentile. Un invito a onorare e preservare la bellezza del nostro pianeta.
Conoscere Katz è come incontrare il personaggio di un mondo parallelo, capace di conservare in se’ lo stupore lo slancio e l’effervescenza di un bambino pur non rinunciando alla pacatezza dei modi e alla solidità di pensiero dell’età adulta. L’incontro con questo artista sempre sorridente è avvenuto in una Venezia di metà Settembre all’ora magica del tramonto che ha reso tutto ancora più speciale.
Dylan, cosa ha davvero influito nella tua scelta di lavorare con il vetro?
«Ho trascorso gran parte della mia vita lavorando con il vetro ed è il materiale con cui mi sento più a mio agio nell’esprimermi. Quindi, quando mi sono trasferito in Finlandia nel 2013, non c’erano dubbi che avrei continuato a lavorare con questo tipo di materiale. Ciò che non si sapeva a quel tempo era che tipo di lavoro avrei finito per realizzare.
Mi ci sono voluti alcuni anni prima di trovare davvero la mia ispirazione. Tutto è iniziato in modo quasi casuale semplicemente notando l’intricata bellezza e la sorprendente varietà delle formazioni di ghiaccio naturali. Da allora non ho smesso di sperimentare, studiare, fotografare e anche giocare con il ghiaccio che ha ispirato tantissime mie idee e opere».
Tu e tua moglie siete una coppia nella vita ma anche nel lavoro. Possiamo quindi parlare di “creazioni a quattro mani”?
«Greta e io lavoriamo fianco a fianco praticamente in tutto ciò che facciamo. Questa vicinanza nella vita ci ha aiutato a sviluppare una comunicazione quasi telepatica nel nostro atelier, Katztudio. Quando lavoriamo su un pezzo è un solo cervello che guida due corpi ma sono quattro mani che creano.
Una volta terminato il lavoro, Greta è la mia principale fonte di feedback su ciò che funziona e ciò che non funziona, sia tecnicamente che artisticamente. Lei è la mia luce guida, la mia confidente più stretta e il mio editor più fidato. È anche la mia migliore amica e l’amore della mia vita».
Cosa significa per te essere un artista oggi?
«Penso che l’artista abbia sostituito il filosofo nella nostra società, incoraggiando le persone a riflettere profondamente sulle questioni urgenti del mondo. Credo inoltre che la questione più importante da affrontare attualmente sia la crisi climatica, perno dei miei lavori.
L’arte ha il potere di cambiare le cose e nel mio caso la utilizzo come strumento per riportare l’attenzione su ciò che credo dovrebbe essere al centro, ovvero il fatto che siamo incredibilmente fortunati a vivere in un mondo così bello, da preservare a tutti i costi per poterlo consegnare così splendente alle generazioni future. Del resto, sono convinto che le persone siano piu motivate se spinte dall’amore e dalla bellezza, quindi questo è ciò che cerco di trasmettere e condividere con la mia arte».
Gaby Wagner. La Signora del Vetro…abita qui
Tedesca di nascita e francese d’adozione, Gaby Wagner si sposta presto dai rilassanti paesaggi della Germania del Nord alle frizzanti atmosfere di Parigi dove si lascia sempre più affascinare dagli splendidi manufatti in ceramica di Sèvres, spesso montati su metallo e scoperti frequentando l’incantevole mondo dell’antiquariato francese. Superbe esperienze visive che hanno lasciato un segno profondo nella sua carriera di artista prima e nelle sue creazioni in vetro di Murano poi.
Stabilitasi a Venezia alla fine degli Anni Novanta, Wagner ha esplorato il mondo del vetro con l’approccio eclettico della designer, arrivando a collaborare con il Maestro vetraio Diego Dei Rossi della vetreria Aureliano Toso. Tale esperienza, combinata con la sua passione per il collezionismo, l’ha portata nel corso degli anni a una continua sperimentazione sino all’utilizzo – sempre più caratterizzante dei suoi lavori – di pezzi di vetro storico, reinterpretati e combinati con il metallo per creare opere dense di poesia capaci di coniugare passato e presente attraverso un linguaggio … so cool!
I preziosi lavori di Gaby Wagner – tutti pezzi unici dal fascino senza tempo – sono una perfetta combinazione di opposti: l’impalpabilità del vetro contrasta con la solidità del bronzo e talvolta dell’ottone, mentre le trasparenze delicate delle coppe si arricchiscono a contatto con la doratura del metallo, creando un effetto di ineguagliabile sontuosità.
Delicata nei modi, luminosa con i suoi capelli biondi al vento ed estremamente raffinata nei gusti che si riflettono a pieno anche negli arredi della sua antica dimora veneziana, questa artista-designer sui generis ripensa con estro al riuso del vetro realizzando lavori unici dove si fondono sostenibilità e fantasia.
Va del resto ricordato che molti dei vetri utilizzati dalla designer sono in parte anonimi ovvero rinvenuti durante lunghe ispezioni di fucine disseminate in Italia e all’estero in parte derivanti dalla sua collezione di vasi e coppe degli anni 50/60, firmati da grandi Maestri del calibro di Giacomo Cappellin, Vittorio Zecchin e Umberto Bellotto.
Autrice dell’affascinante book table fotografico “Venezia nel silenzio” con le immagini della Serenissima deserta durante il Covid del 2020, tra una sperimentazione e l’altra Gaby Wagner si imbatte ad un certo punto anche in un altro elemento che ha segnato la storia delle arti decorative: il bronzo dorato. Tra figure di cavallucci marini, delfini e serpenti, Gaby Wagner inaugura una nuova estetica contemporanea dell’antica arte del vetro.
Anche l’incontro con Gaby Wagner è avvenuto a Venezia, citta’ che ancora una volta ha saputo regalare una parentesi di pura arte e bellezza.
Come mai, fra tante città in cui ha vissuto nel mondo, ha scelto Venezia?
«Ho deciso di vivere qui, sull’acqua, perché a dispetto di quanti molti erroneamente possano pensare, si tratta di una città davvero… comoda, diciamo così. Ben collegata all’interno e con il resto della terra ferma per cui è molto semplice, per una viaggiatrice instancabile e curiosa come me, salire senza troppo preavviso su un treno o prenotare last second un volo alla scoperta di nuovi luoghi da cui lasciarmi ispirare.
Venezia mi fa sentire libera e in più mi ha stregata – anzi continua a farlo ogni giorno – con la sua languida bellezza e i suoi androit che ogni volta ti colpiscono per un particolare che in precedenza ti era invece sfuggito. Amo le sue atmosfere rarefatte, il suo fermento culturale che non ha mai fine e le sue sorprendenti sollecitazioni se solo si è capaci di ascoltare bene gli imput che la città sussurra a ogni piè sospinto».
Spesso, a proposito dei suoi lavori, si parla di ‘opere ecologiche’. In che senso?
«Nutro un profondo rispetto per l’ambiente e sono molto attenta a tutto ciò che faccio così da essere quanto piu possibile coerente con i miei principi. Rientra in questo mio orizzonte etico di cura anche il mio modo di fare arte e quindi di produrre.
I miei lavori sono ‘ecologici’ nel senso che sono riciclati dal passato per rivivere sotto nuove vesti nel presente. Evito lo spreco riutilizzando vecchi oggetti che rivisito in chiave contemporanea non solo aggiungendo materiali e decori ma anche cambiando le destinazioni d’uso originarie, in modo eclettico e sempre diverso. Infatti i miei lavori sono tutti
Che tipo di artista si definirebbe?
«Prima di pensare a me stessa come ad un artista ho sempre piuttosto riflettuto sulla mia identità interiore e oggi posso consapevolmente definirmi una “persona che funziona con le emozioni”.
Voglio dire che le mie idee, le mie intuizioni artistiche, i miei lavori e i miei pensieri sono frutto di sentimenti che scaturiscono in me quando mi immergo nel mondo e mi lascio permeare dalla realtà circostante, senza sovrastrutture di alcun tipo o preconcetti, ma anzi lasciandomi emozionare dai colori, dalle luci, dalle cose che vedo, dalle persone che sfioro, dalle situazioni in cui mi ritrovo».
Le opere di Dylan Katz sono visionabili online o dietro specifica richiesta di immagini utilizzando il sito https://www.katztudio.com/
Le sue opere sono visionabili a Venezia su appuntamento presso l’atelier-laboratorio dell’artista o presso la Galleria Palwer. https://gabywagner.it/