Super potenza culturale. Così Daniele Rampello, anima giovane e innovatrice della comunicazione imprenditoriale imperniata sulla cultura, ha definito l’Italia a Palazzo Marino. L’occasione era importante: la presentazione del Festival Made in Italy di Eccellenza Italiana, progetto web e fisico votato a informare i giovani della presenza di innumerevoli professioni e occasioni di crescita legate all’artigianalità, alla manualità, all’estetica, al valore culturale del bello e ben fatto in Italia.
Per riassumere il problema – e altresì l’opportunità – in una frase potremmo dire che l’Italia è un unicum. Il mondo vuole più che mai lo stile di vita e il prodotto italiani ma…i giovani non lo sanno! E i numeri parlano chiaro: sono richieste circa 360.000 professionalità entro il 2027 di cui solo la metà sono reperibili.
«Ho fatto dei workshop con i ragazzi delle medie e sono rimasto sorpreso dal fatto che, al di là delle professioni canoniche, non sappiano nulla. Le prospettive e i percorsi professionali legati alla cultura, al valore che l’Italia può esprimere come unicum, non sono noti».
L’asset culturale delle aziende italiane, un valore da usare
«Oggi comanda la finanza – spiega Daniele – e ai manager della comunicazione sfugge che le politiche di standardizzazione spesso utilizzate per andare incontro alle necessità dei mercati globali non sono produttive, non per noi che abbiamo ben altro da mettere in campo». Un esempio? Milano.
«Milano ormai si sta configurando come meta dello shopping internazionale, nel senso che un prodotto comprato a Milano ha valore intrinseco. Già dicendo che hai comprato quella borsa a Milano, la rivesti di valore aggiunto. Andrebbe usata come brand».
Il punto è che i valori del vivere all’italiana non sono solo elementi di marketing, ma possono essere capisaldi della governance.
Oggi non si può più pensare che «il prodotto da solo comunichi il brand, come erano solite credere le aziende fino a qualche tempo fa. Diciamo 30 anni fa. Oggi, l’omologazione dei mercati impone un cambiamento di strategia e noi abbiamo un vantaggio competitivo che si chiama made in Italy, stile di vita, cultura e bellezza unici al mondo».
All’Expo di Hainan, Cina, Rampello & Partners si è occupata del concept creativo, della direzione artistica e della progettazione del padiglione, supervisionando contenuti e allestimento.
Un general contractor che porta visibilità fondandosi sulla cultura
Daniele è “figlio d’arte”. Il padre, Davide, è un creativo e si è sempre occupato di comunicazione. «Alle sue competenze, che sono progettuali e creative, io ho aggiunto la visione di sviluppo imprenditoriale basata sulla densità e profondità dei contenuti culturali. Mio padre mi ha dato fiducia e ho creato la Rampello & Partners».
Per definirla in sintesi, potremmo dire che il fervore rinascimentale viene ripreso e convogliato nella direzione artistica dei progetti, trasferito nella contemporaneità, corredato di strumenti moderni con la consapevolezza che “Italia” non è solo una parola ma un contesto impareggiabile.
La migliore descrizione di questo intento è la frase che campeggia sulle immagini del corto documentaristico realizzato per Ferragamo, “la man che ubbidisce all’intelletto”.
«L’Italia non può competere sulla quantità ma è leader nella qualità, anche se abbiamo distrutto le scuole professionali e nella percezione dei giovani l’artigiano non esiste, non ha un valore sociale, non è figo. Adesso ci stiamo svegliando sui borghi, ma dovremmo ospitare un turismo consapevole in virtù della nostra bio diversità, della nostra arte, dei nostri valori che il mondo continua a ricercare».
Perciò, basandosi sull’assunto che “diverso è bello”, Daniele e il suo team analizzano in modo approfondito non solo le usanze e le tradizioni ma la valenza di ogni singola azienda calata nel territorio al fine di una narrazione marketing.
«Siamo addirittura pensando a una certificazione di italianità. Una modalità per costruire iniziative di salvaguardia, sperimentare, accedere ad agevolazioni. Dobbiamo rivolgerci a chi comprende la qualità che esprimiamo».
Dalla recente esperienza con Eccellenze Italiane è emersa una cosa importante: “la mia generazione capisce la necessità di fare sistema e di comunicare questi valori”. Il Festival del made in Italy, la cui prima edizione ha avuto luogo a marzo 2024, ne è la testimonianza tangibile.
«Gli chef ci hanno mostrato come sia possibile effettuare un cambiamento di prospettiva. I francesi sono tanto più avanti di noi ma non c’è da scoraggiarsi; loro sono nazione da 600 anni, noi da 160».