Le lucciole di Kusama, un viaggio dentro sé
Educare è una parola splendida: la sua radice, educere, dal latino, significa “tirare fuori”. Ed è proprio ciò che l’artista Yayoi Kusama sta facendo a Bergamo con la sua Infinity Room, Fireflies on the Water, ovvero lucciole sull’acqua. Tira fuori l’anima di chi si siede e nel buio illuminato da 150 “lucciole”.
Nel programma di Brescia e Bergamo capitali della Cultura l’evento spicca: per la prima volta, il Whitney Museum of American Art di New York consente che un’opera di Yayoi Kusama venga esposta fuori da una realtà museale.
E infatti, la Infinity Room della celeberrima artista giapponese è collocata a Palazzo della Ragione fino alla fine di marzo 2024 e sta creando una vera e propria Kusama mania. Perché il viaggio dentro sé piace a tutti.
Stefano Raimondi, il curatore, direttore del MAC di Lissone e artefice del progetto The Blank, ci ha messo circa due anni per avere il placet del museo americano, ottenendo un risultato straordinario.
La Infinity Room introspettiva dell’artista più popolare al mondo
Secondo un sondaggio condotto da The Art Newspaper, Yayoi Kusama sarebbe l’artista più popolare del mondo.
Le sue Infinity Room trasmutano in arte le paure, talvolta le allucinazioni dell’artista: ma questa volta a vincere è la capacità di condurre ogni visitatore al silenzio magico dentro sé.
Le lucciole di Kusama stanno emozionando tutti, dai 2 ai 100 anni: la infinity room di Kusama è un po’ come la pergamena segreta di Kung Fu Panda, la apri e ti trovi davanti a te stesso.
Nell’epoca della velocità, della frenesia, dei 7 secondi che sono il massimo tempo dedicato dalle persone in media alla lettura di una notizia, Kusama e le sue lucciole costringono l’astante, seduto su una sedia, a fermarsi.
Uno spazio di condivisione fisica e digitale
La mostra approfondisce la ricerca di Yayoi Kusama attraverso poesie, filmati e documentazioni (fra cui anche un’intervista in italiano fatta negli anni Sessanta) creando uno spazio di condivisione fisica e digitale dell’esperienza vissuta e permettendo di entrare da più punti di vista nell’immaginario della celebre artista giapponese. Al centro del percorso Fireflies on the Water è un’installazione dalle dimensioni di una stanza, pensata per essere vista in solitudine, una persona alla volta. Da qui, inizia il viaggio dentro sé.
L’opera consiste in un ambiente buio, rivestito di specchi su tutti i lati; al centro della sala, si trova una pozza d’acqua, che trasmette un senso di quiete. Da essa sporge una piattaforma panoramica simile a un molo, sfiorata dalle 150 piccole luci appese al soffitto che, come suggerisce il titolo, sembrano lucciole.
Le lucciole di Kusama toccano il tema della solitudine
La grande artista si è autorinchiusa in un ospedale giapponese a metà degli anni Settanta, trovando un bozzolo di protezione dal mondo.
Come spiega il curatore della mostra, Stefano Raimondi, “durante un’intervista che lei rilasciò a Damien Hirst due anni fa l’artista spiega di non avere assolutamente paura della morte, bensì della solitudine. Alla fine un artista è sempre solo anche se le sue opere sono viste da milioni di persone, perché il processo che lo ha portato a crearle lo porta spesso ad annullare sé stesso”.
Con le sue lucciole sospese nell’infinito Kusama “cerca di far disciogliere l’umanità individuale in qualcosa di cosmico”. E, considerando i commenti dei partecipanti, pare che ci riesca: “ho chiesto alle persone di lasciare ognuna un messaggio e i commenti introspettivi sono la gran parte. Molti sono usciti addirittura piangendo, perché l’installazione tocca quelle corde invisibili che ciascuno ha dentro sé, qualora disposto ad aprirsi”.