C’è una realtà a Livorno che ha attirato la mia attenzione. È una compagnia teatrale. O forse no, è molto di più. Attiva sul territorio nazionale dal 1997. È la compagnia teatrale Mayor von frinzius diretta dal regista Lamberto Giannini. Ho deciso di incontrarlo, di assistere almeno ad un loro spettacolo (“Up&Down”, anche, con Paolo Ruffini). Quelli dei Mayor non sono spettacoli comuni e questo lo si capisce subito perché quando al regista chiedo il significato del nome della compagnia la sua risposta è davvero esaustiva: scopro che Mayor Von Frinzius non vuol dire nulla.
È un nome senza significato, semplicemente scomodo. Scomodo da ricordare, scomodo nella pronuncia, un antisistema per eccellenza. Tutti gli dicevano di cercare un nome breve, immediato che rimandava subito ad un qualcosa di specifico. Loro invece, volutamente, volevano andare contro i principi della comunicazione cercando la scomodità. Perché? «Perché ci rappresenta», dice Giannini.
Loro vogliono essere: scomodi. Scomodi perché hanno dei soggetti che non è facile portare in giro in tournée, perché dietro le quinte non è semplice e scontato mantenere la disciplina, perché i teatri li accolgono ma li sopportano a stento qualche volta. Quindi, essenzialmente la scomodità la sentono come loro identità.
La voglia di fare teatro nasce nel lontano 1984. Giannini aveva poco più di ventidue anni e sentiva la mancanza di qualcosa che somigliasse ad una “spinta forte all’esistenza”. Guardava spesso le olimpiadi e si scopriva attratto dalla tenacia degli atleti, pensava alle ore che passavano ad allenarsi tutti i giorni per ottenere poi il risultato. Ecco anche lui cercava qualcosa del genere che desse un significato in più alla sua esistenza. Mentre andava in bicicletta un giorno vide un manifesto: “corso di mimo e teatro”. Decise subito di iscriversi, gli piaceva tanto ma capì subito che il suo posto non era sul palcoscenico, il suo posto era la direzione.
Sceglie così di dare vita ad una compagnia teatrale dove la diversità non esiste. Dove i limiti non sono altro che ostacoli da superare. Nessuna differenza tra loro. Alti, bassi, biondi, castani, abili e non. Solo una compagnia teatrale. Una compagnia particolarmente ricca di unicità dove la disabilità è davvero solo un valore aggiunto. Una compagnia che ha dato tantissimo a Lamberto, gli ha anche mangiato tanti anni di vita, spesso passa intere giornate a lavorare con loro. I Mayor lo travolgono. Lo stravolgono. Gli regalano una vita fatta di emozioni forti e lo fanno sentire «esistente, importante, per se stesso e per gli altri».
Tantissimi premi e riconoscimenti, ne hanno conseguiti centinaia: continuano a ritirarli in ogni regione italiana. Le giurie scelgono di premiarli e lo fanno perché essenzialmente in loro scorgono l’autenticità del teatro. Quello fatto di giovani attori che non conoscono limiti e distanze.
Giannini si definisce spietato nei confronti della disabilità, perché senza pietà è l’unico vero modo di essere accanto a loro con profondo rispetto, con immenso riconoscimento.
«Non è corretto vedere ancora la disabilità come tabù», afferma, «come individuo a cui non poter dire nulla di più, gente da non poter riprendere, educare, correggere». Lui lo fa, li riprende quando bisogna scandire bene una battuta, quando bisogna essere attenti alle indicazioni del regista. Per Giannini, i suoi ragazzi sono davvero tutti diversi e unici. Chiede. Chiede loro ciò che chiederebbe ad un attore qualsiasi perché è l’unico modo per dirgli che valgono.
Tanti spettacoli, tantissime repliche, sold out costante. Se a Giannini gli si chiede: “c’è un segreto dietro tutto questo successo?” la sua risposta è estremamente disarmante – «il successo? Lo dice la parola stessa: è successo…è solo il frutto del nostro impegno».
Questo lavoro costante con il teatro ha influito a volte anche sulla sua vita privata, è inevitabile. Le rinunce sono quasi sempre presenti, diventa complicato anche organizzare un semplice viaggio, ma se potesse tornare indietro rifarebbe esattamente tutto ciò che ha fatto continuando a trovare sempre il giusto equilibrio tra la famiglia e il teatro.
Dal 30 maggio i Mayor sono nuovamente in teatro con il loro nuovo spettacolo “Tarabaralla” ancora un’esplosione di emozioni con un palco ricchissimo di attori.
Un continuo divenire, quindi, per i ragazzi di Giannini presenti anche in diversi film accanto a Dustin Hoffman e Valeria Golino.
Sono i Mayor von frinzius e sono a Livorno. Sono la compagnia teatrale per eccellenza. Sono quelli dal nome scomodo da ricordare solo se non si è mai assistito ad un loro spettacolo.