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E se a Milano duemila farfalle…

…volassero per ricordarci che la sostenibilità è un obiettivo arduo da raggiungere senza una forma mentis diversa? 

Che l’evoluzione poco si confà al modello della sopravvivenza attraverso la competizione e necessita di maggior poesia? Il 10 luglio alle 18 duemila farfalle hanno preso il volo davanti alla Loggia dei Mercanti, a pochi metri  da piazza Duomo, per sciamare su Milano.

L’occasione è stata il varo dell’installazione Bestiario che Angelo Cruciani, artista, creativo che veste personaggi come Mahmood, Damiano dei Maneskin, Elodie, Ghali, ha realizzato con Arteventi e Beebest, in collaborazione con Pubblimil e con il patrocinio del Comune di Milano e del WWF.

L’idea di un Bestiario sulla falsariga medievale è venuta a  Simona Morici, curatrice e ideatrice del progetto: «ne ho parlato con Angelo e ha afferrato subito il concetto. La rappresentazione delle creature animali con aureola è stata una sua meravigliosa intepretazione».

Le rappresentazioni visive di Cruciani, espanse sul suolo in dimensione amplificata (con la linea Tessuto Liquido di Novacolor, con formulazione a base di biomasse), definiscono il senso di sacralità della natura e usano una diretta, che cerca di arrivare al cuore, con un linguaggio immediato, come è tipico dell’artista.

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Angelo Cruciani

La tecnologia garantisce evoluzione?

«Pensiamo di essere evoluti ma rispondiamo ancora a leggi primitive, di lotta e  competizione, che ci dominano nonostante il progresso tecnologico».

Che ruolo ha l’arte secondo te?

«Ha un ruolo quando glielo riconoscono. Il nostro apporto  di artisti è molto limitato rispetto al potenziale che abbiamo. Di solito il mercato tende a  chiamare in causa coloro che muovono l’economia, che sono abili nel marketing. È difficile trovare sponsor anche se realizzi una mega installazione in piazza Duomo con un messaggio memorabile…».

Perché Bestiario?

«Per ricordarci che non siamo l’unica specie sul pianeta, anzi siamo la più pericolosa e dovremmo renderci conto della sacralità della natura e degli altri esseri viventi. Fare arte per me è attingere alla propria verità e avere il coraggio di portarla fuori».

Pensi arriverà alle persone?

«Le persone sono stritolate da questo vivere forsennato che impedisce loro, molto spesso, di rendersi conto di cosa acquistano, di ciò che fanno. Combattono con mille problemi e l’arte, la musica hanno un forte  potere di comunicazione. Le immagini sono immediate, arrivano a destinazione molto più delle parole».

So che tanti personaggi dello spettacolo ti hanno dato sostegno

«Si, è stato un atto spontaneo, mi hanno chiamato chiedendomi come potessero essere utili per diffondere. Nessuno si sente escluso dal dialogo con il mondo animale».

Come sei arrivato all’arte? E alla moda?

«Quello della moda è un desiderio atavico, mio padre era una guardia forestale, sono cresciuto in un paesino di provincia a stretto contatto con la natura, ma la pulsione creativa era parte di me, già a tre anni affermavo di voler fare lo stilista…».

«Ho avuto la fortuna di conoscere Alda Merini, Ettore Sottsass, di studiare con il direttore di orchestra di Ennio Morricone e di avere Ivan Graziani come vicino di casa. La presenza di queste persone straordinarie ha senza dubbio lasciato una traccia sul mio percorso».

Perché duemila farfalle?

«E’ necessario mettere poesia nell’umanità, che non sia funzionale al consumismo. In questo caso le tremila farfalle ricordano la tragedia di Seveso e la fuga di diossina, il 10 luglio 1976, che costò la vita a migliaia di animali».

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Monica Camozzi

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