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Report Corporate Sustainability (CSRD): onore o onere?

Report Corporate Sustainability (CSRD): onore o onere?

Colpiscono due dati, ascoltando parlare Tommaso Fabi, docente di principi contabili internazionali presso la Luiss Comunicazione sulla Corporate Sustainability Reporting Directive emanata dalla Ue nel 2023 ed entrante in vigore già per alcune imprese nell’annual report 2024: il numero di standard a cui le aziende devono rispondere, circa un migliaio e il fatto che la responsabilità si estenda anche alla catena del valore. Ovvero ai fornitori.

A parte due standard di carattere generale – ha spiegato Fabi- gli altri sono specifici: ESRSE1 sul climate change, altri 4 sul tema environment pollution, water, bio diversity e circular economy, governance, temi sociali, per un totale di data point che si aggira intorno al migliaio. Produrre questi dati è difficile. Per fare uno standard ci vogliono anche 10 anni, mentre in un paio d’anni sono stati definiti ben 12 standard”.  

Il nuovo report sulla Corporate Sustainability porta con sé certo l’onore di inquinare meno ma sarà esso stesso sostenibile come onere? 

Il report Corporate Sustainability dilata i confini

Nel bilancio delle aziende -per ora quelle con più di 500 dipendenti e dal 2025 le società con minimo 250 dipendenti e circa 50 milioni di ricavi- entrano paradigmi nuovi. 

Sarà necessario un processo di coinvolgimento degli stakeholders per stabilire quali sono gli aspetti rilevanti al fine del report –continua Fabi- C’è una effettiva innovazione dei processi aziendali”.

Altro tema innovativo riguarda i confini del Report Corporate Sustainability (CSRD): “nel bilancio consolidato il fil rouge che lega le parti è il controllo, ovvero io società fornisco ai miei investitori informazioni relative agli asset che controllo. Qui il paradigma si amplia: viene coinvolta la catena del valore. Ovvero la catena di fornitura. L’azienda si fa carico di verificare le emissioni di CO2 della supply chain ad esempio” . 

Perciò il report Corporate Sustainability diventa un onere di rilevanza per le aziende che devono porre in essere questo tipo di controllo.  

Onore o onere? Viene messa al centro la competitività?

Gli standard elaborati dallo European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) che dovranno essere utilizzati dalle imprese per ora sono un elemento di cui devono farsi carico le grosse aziende. 

Si stanno anche definendo gli standard ESRS semplificati per Pmi quotate e, ad adiuvandum, verrà adottato uno standard volontario e non giuridicamente vincolante da applicare alle micro, piccole e medie imprese che non rientrano nell’ambito di applicazione del report Corporate Sustainability (CSRD).

Stefano Pan, delegato di Confundustria per l’Europa, aveva parlato in un’intervista di “troppi oneri e sanzioni”, di “misure invasive a discapito della competitività”. 

Le imprese hanno bisogno di una regolamentazione che metta al centro competitività e crescita. Al contrario negli ultimi anni abbiamo assistito a livello Ue ad una tendenza verso una regolamentazione sempre più invasiva, che impatta in particolare sulle Pmi e la loro capacità di competere. La proposta di direttiva sulla due diligence ne è un chiaro esempio”.

Vedremo presto se il report Corporate Sustainability è un onore o un onere. 

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