Il diporto rende frizzante la blu economy. Parla il presidente di AFINA
Gennaro Amato, presidente di AFINA (Associazione filiera Italiana della nautica), è l’uomo che ha il termometro della nautica da diporto, ovvero le barche fra i 5 e i 15 metri: un settore in salute, visto che la fiera Navigare, (appena terminata a novembre) ha chiuso con un +200% e Nauticsud (che invece è a febbraio) appare in smagliante forma.
Lui del resto parte dal mare e con il suoi cantiere nautico Italmarine è arrivato a coinvolgere la quarta generazione di famiglia, dimostrando di avere la nautica nel sangue.
Non è un caso proprio ad Amato si deve quello che possiamo chiamare “l’asse Napoli-Bologna”, che ha dato vita in piena pandemia al Salone Nautico Internazionale di Bologna (SNIB).

Un fidanzamento che ora, come dice lo stesso Amato, oggi “ è un matrimonio: Abbiamo trovato nel territorio istituzionale una risposta di supporto che è andata oltre le nostre attese. Il presidente della regione, Stefano Bonaccini, e il sindaco Lepore, ci hanno messo in condizione di lavorare nel migliore dei modi”.
La blu economy ha varie frecce al suo arco, il diporto si rivela una di queste, ma con criticità strutturali che passano necessariamente per iniziative della pubblica amministrazione.
L’asse Napoli Bologna: una fiera che funziona e un corso universitario per il settore
La genesi dell’asse Napoli Bologna ha un iter lungo, perché agli albori dell’idea di organizzare una grande manifestazione per il grande settore del diporto, si profilava all’orizzonte Milano: poi, per questioni politico-strategiche, non se ne fece nulla. Invece, Stefano Bonaccini colse immediatamente l’opportunità e il Salone aprì i battenti nel 2019 mettendo a segno ottimi numeri in pieno Covid. Ora, l’intuizione si è confermata vincente.
“Abbiamo sottoscritto –nella persona dei primi cittadini delle due metropoli- un protocollo d’intesa su alcuni temi, compresa la nautica. Vi è altresì la disponibilità del governo regionale di realizzare una mostra permanente digitale sul settore e di istituire un corso universitario per la formazione di figure professionali nel comparto”.
La nautica da diporto fattura oltre 7 miliardi annui: si tratta di un settore con altro potenziale di crescita? Oppure è saturo? Qual è il vero stato della blu economy?
“Guardi la nautica cresce da 9 anni a questa parte e, ovviamente, è fisiologico che prima o poi rallenterà nel suo trend positivo, ma non si fermerà. Tenga presente che la nautica sta subendo, come i beni di lusso, una pressione legata ai tassi in crescita dei mutui e dei leasing. Questo però favorisce la piccola e media nautica che rappresenta un mercato più “vero”, mi lasci passare il termine, fatto di domanda e risposte non di fanta economia. Spendere oggi 2 o 3 miliardi di euro per una barca di 25 metri in su, significa avere patrimoni tali che non ci sono tassi d’interesse che tengano”.
Criticità infrastrutturali: mancanza di ormeggi e di servizi. Perché le amministrazioni o lo stesso governo non si rendono conto della occasione mancata?
“Ha centrato il punto. L’unico ostacolo alla crescita della domanda di acquisto, in questo momento, è la disponibilità di posti barca e di Marina attrezzati. Tenga presente che da uno studio realizzato, per nostro conto, da PwC (PricewaterhouseCoopers), in Italia il problema ormeggio è diffuso, ma nel centro sud, da Roma in giù, le percentuali negative crescono e di molto sino ad arrivare ad 40% disponibilità rispetto alla domanda. Il Governo attuale ha recepito la necessità, dimostrando di voler affrontare il problema che, tra l’altro, sviluppa una blu economy non indifferente. Sempre secondo il nostro studio l’investimento nel settore nautico ha un ritorno del 10 a 1. Costruire un Marina attrezzato e investire 10 milioni di euro porta un risultato, per indotto, di un 100 milioni di euro in un tempo breve/medio”.
Con quali altri ambiti della realtà potrebbe fare sistema la nautica da diporto? Arte, food, esperienze di lifestyle…
“Sicuramente con diversi settori come la moda, l’arte e qualunque comparto produttivo che attiri un pubblico alto spendente. Quest’anno nel quartiere fieristico bolognese, in concomitanza con la seconda parte del Salone Nautico Internazionale di Bologna (SNIB), ci siamo ritrovati in compagnia di una fiera, “Auto e moto d’Epoca”, che si è dimostrata un ottimo gancio a dimostrazione di quanto detto prima: target di visitatori con una visione di life style simile al nostro”.
Perché la barca viene sempre concepita come un bene di lusso? Fra un 15 metri e una Ferrari spende molti di più il primo, forse: quanto spazio ci sarebbe per sviluppare servizi. Va cambiata la mentalità o va intrapreso un altro approccio strategico per sviluppare il settore della blu economy?
“Guardi partiamo dal fatto che la barca, per qualsiasi dimensione, è, e resta, un sogno. Il costo di acquisto, sommato quello di manutenzione e gestione, non lascia spazio a nessun tipo di ammortamento. La barca è un’emozione che va vissuta come tale, quindi ogni ragionamento strategico di marketing si infrangerebbe sui solidi scogli dei numeri”.
“Per il resto è vero che i servizi da sviluppare sono infiniti, le faccio solo qualche esempio: una barca attracca in un Marina con servizi e, dopo aver pagato le tasse di attracco, fatto benzina ed un minimo di cambusa, e siamo già oltre i duemila euro di spesa media, utilizza i servizi diretti, come corrente, acqua, club house e ristoranti del Marine, che diciamo valgono per 4 persone circa altri 1.000 euro, e poi quelli indiretti, come visite a siti di arte, shopping, mezzi di trasporto, ristoranti, ecc, per altri 1.000 euro di media. Mi dica il signore con la Ferrari quanto spende una notte in albergo? Ecco il calcolo è presto fatto. Ora invece mi lasci dire una cosa, una città come Napoli il mare lo deve vivere come una linea di confine geografica o come una risorsa economica e culturale?”.