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Nio Cocktail, quando il cocktail diventa pret a porter e incanta le star

Nio Cocktail, quando il cocktail diventa pret a porter e incanta le star

Dal magazzino di casa sperimentando le ultime miscele in vista del lancio ufficiale al Fuori Salone di Milano, al “cocktail d’amore” di Mamhood con l’avvallo americano di Alex del Piero, oggi partner internazionale del team.

Nio Cocktail (Need Ice only), creatura di Alessandro Palmarin e Luca Quagliano, è diventata “grande” in soli sette anni sfidando una pandemia mondiale e un mercato estero in esplosione nonostante i due anni di chiusura forzata. La storia dell’Impresa (con la I masciuscola in tutti i sensi) dei due soci e amici brianzoli è una di quelle che merita di essere raccontate anche sui banchi di scuola; vision a lungo termine, occhio manageriale e quella sana incoscienza e follia tanto decantate da Steeve Jobs: sono questi i veri ingredienti di Nio Cocktail, l’azienda milanese che ha trasformato il modo di concepire il cocktail trasformandolo in pret a porter.  Packaging accattivante e totalmente green, storytelling vincente e materia prima di eccellente qualità in pieno stile made in Italy: la scalata al successo di Nio nasce nel 2017… 

Nio-Cocktails

Quando abbiamo deciso di intraprendere questa avventura, io e Luca abbiamo testato il prodotto su noi stessi – rivela Palmarin – Ci siamo chiesti: Cosa vorremmo bere se anziché a casa ci trovassimo in un cocktail bar?; la risposta ci è parsa subito scontata: un ottimo drink. Si può dire che i primi clienti di Nio siamo stati proprio noi che abbiamo assaggiato le diverse miscele preparate da Patrick Pistolesi prima di metterle sul mercato”.

L’abilità di Nio Cocktailinfatti, è stata quella di rendere prêt-à-porter i bicchieri preparati dal celebre bartender nelsuo locale di Roma fino a rivenderli su larga scala grazie ad una  semplice scatola: “Il nostro ingrediente segreto è proprio Patrick che ha creduto in noi fin dall’inizio – dice ancora il Ceo – oggi in azienda siamo 50, abbiamo una logistica interamente nostra nella sede produttiva di Cambiago e nel 2024 completeremo l’installazione della seconda linea produttiva che ci consentirà di dar vita potenzialmente a 9milioni di box (attualmente siamo a 3milioni contro le 500mila del 2018!). L’unica cosa che non è mutata in questi anni sono le ricette di Pistolesi: è la qualità del prodotto a garantirci questa crescita, non solo in Italia, ma anche all’estero; La nostra è una miscelazione artigianale che viene porzionata appositamente per la vendita in box”.

 L’estero, dicevamo. Se il cuore della produzione di Nio Cocktail rimane l’Italia, la base ecommerce dell’impresa si è spostata negli Uk, secondo mercato per importanza dell’azienda lombarda: “Ora ci stiamo concentrando anche sulla Germania che ci sta dando delle risposte importante soprattutto dopo l’apertura di uno store a Monaco – afferma Palmarin – Attualmente siamo presenti in 20 Paesi del mondo con uno sviluppo importante negli Usa (abbiamo aperto un negozio anche a Los Angeles. Possiamo dire di avere un partner d’eccezione in America: Alex Del Piero. E’ lui infatti a seguire e a rappresentare Nio Cocktail in California e questo per noi è un plus importante”.

La mission di Nio Cocktail è da sempre chiara: diventare un global brand mantenendo la qualità made in Italy delle miscelazioni: “Il prossimo passo sarà quello di presidiare New York e aumentare ancora di più la nostra presenza nel settore del travel – dica ancora il Ceo – Su diverse linee aere utilizzano Nio Cocktail e i nostri spirits sono presenti nei Duty Free degli aeroporti internazionali più importanti, dalla Repubblica Ceca all’Italia, passando anche dalla Bulgaria, dal Belgio e dalla Germania.

Nio non è solamente un’impresa che fa cocktail, ma un brand di lifestyle e siamo fieri di aver mantenuto la nostra identità ovvero garantire personalizzazioni e prodotti eccellenti per grandi mercati e grandi brand. Nel 2018 siamo partiti con Fedez partecipando al lancio del Paranoial Airlines e oggi abbiamo miscelato il “cocktail d’amore” di Mamhood: entro qualche anno sarà normale avere in libreria dei cocktail da gustare a fianco dei libri”.

E per le feste? Nessun problema: la linea di Natale di Nio è in grado di soddisfare tutti i gusti con una collezione costantemente a rischio sold out. “Non dimentichiamoci della nuova edizione del calendario dell’avvento, elemento di design che si trasforma in un cabinet bar riassortibile durante l’anno”, rivela Palmarin.

Ma le sorprese per l’azienda italiana non finiscono qui: “Nel 2024 incrementeremo ancora di più il nostro processo di internazionalizzazione, ci apriremo all’Australia e saremo presente negli States su piattaforme davvero importanti – conclude Palmarin – Siamo sempre stati un brand premium e vogliamo avere un posizionamento coerente con la nostra essenza”.

Nio Cocktail e l’ambiente

Non solo “design”, ma anche sostenibilità. Il tratto distintivo avanguardistico di NIO Cocktails si ri- conosce anche dal punto di vista green, a dimostrazione che, la creatura di Alessandro Palmarin e Luca Quagliano, guarda sempre avanti in ottica di vision. 

Quando abbiamo scelto il formato quadrato in carta e plastica con oblò a vista, ci siamo soffermati a lungo sullo studio del life cycle del packaging – spiega Palmarin – Il vetro, nonostante quello che comunemente si pensa, ha un impatto ambientale nell’intero ciclo di vita (il cosi detto LCA) molto importante, sia per la quantità di energia necessaria per produrlo che per il suo peso specifico, che incide direttamente sul consumo di energia e nell’impiego di risorse necessarie per la sua movimentazione. Un liquido alcolico, come un cocktail NIO oggi può essere contenuto e conservato solo in vetro o in plastica – rivela il Ceo – Noi abbiamo optato per la seconda tipologia perlopiù per due vantaggi: la possibilità di differenziar ci con un design unico e, essendo un prodotto studiato per essere trasportato, anche per la sua comodità rispetto all’utilizzo di bottiglie di vetro”

Il tutto sempre con un occhio di riguardo nei con- fronti del consumatore: “Non esistono ancora plastiche per alcolici biodegradabili al cento per cento – prosegue Palmarin – Il nostro involucro interno è tuttavia in materiale “bio-based” di origine vegetale e non prove- niente da combustibili fossili; la carta, invece, presenta una certificazione FSC ovvero proveniente da foreste gestite in maniera responsabile ed oggetto di rimboscamento selettivo. Entrambi, poi, sono 100% made in Italy. Nel 2024 completeremo, inoltre, la certificazione Iso

Il concetto di sostenibilità, quando si parla di “bere”, si deve accompagnare anche a quello di responsabilità ed è quanto l’azienda milanese sta portando avanti fin dalla sua nascita: “I cento millilitri delle nostre miscelazioni sono la dose perfetta di un american cocktail– dice ancora l’imprenditore – Non proponiamo soluzioni che incentivano consumi esagerati, ma puntiamo sulla qualità attraverso l’utilizzo di premium spirits e rispettiamo i dettami della mixology dettata dal nostro Patrick Pistolesi , vera icona della cocktail culture come affermato in precedenza

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