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Il successo mette in difficoltà con l’altro sesso?

Il successo mette in difficoltà con l’altro sesso?

Ricordate Hitch, il film con Will Smith dove gli uomini chiedevano aiuto al dottor Stranamore per arrivare a meta, ovvero fare breccia nel cuore della donna desiderata? Ebbene, ne abbiamo una versione italica, meno romanzata ma sicuramente efficace!  Si chiama Francesco Ranieri e ha fondato Beloved per dipanare matasse relazional-emozionali; perché pare che gli uomini di successo abbiano qualche difficoltà con l’atro sesso. 

Sugli assi cartesiani della vita la linea ascendente della riuscita professionale va in direzione opposta all’amore?
Uno studio aveva già rivelato che le persone di successo spesso mostrano minore inclinazione empatica  (Brienza JP, Grossmann I, Social class and wise reasoning about interpersonal conflicts across regions, persons and situations).

Ma Ranieri analizza la cosa da una prospettiva squisitamente maschile.  L’errore comune risiede nell’associazione automatica tra denaro e legami interpersonali spiega, in primis, l’esperto, ma la questione è molto più profonda. 

“Molte storie di imprenditori e manager che ho incontrato avevano un comune denominatore: esperienze di abbandono familiare vissute durante l'infanzia. Questi eventi traumatici possono attivare meccanismi di autodifesa, con la convinzione che chiudersi emotivamente possa ridurre il potenziale dolore di un futuro abbandono. La paura di essere rifiutato, in alcuni casi, raggiunge livelli tali da ostacolare la costruzione di relazioni profonde, spingendo verso interazioni superficiali e apparentemente prive di valore umano, che aggravano un senso di vuoto interiore”.

Ma non per tutti le reazioni sono le stesse

“Al contrario, alcune persone tendono a donare sempre di più, sia in termini personali e sia materiali, nel tentativo di creare legami solidi, senza rendersi conto del rischio di essere sfruttati a causa della loro disponibilità e bontà d’animo”. 
Quel che emerge nettamente, è l’importanza del vissuto familiare e dell’amore ricevuto nella prima infanzia: la sua carenza porterebbe a una chiusura nella roccaforte del successo come baluardo di riscatto, sicurezza. 

Il ruolo della madre, poi, si rivela cruciale.

“Una donna incapace di mostrare affetto verso suo figlio e costantemente critica, può instillare problemi relazionali.
La mancanza di apprezzamenti e i costanti giudizi possono erodere la fiducia in sé stessi e spingere a cercare costantemente l’approvazione altrui. Al contrario, tante madri commettono l’errore di preoccuparsi costantemente interferendo sistematicamente nelle scelte dei figli. Questo comportamento può rendere il bambino incapace di prendere decisioni autonome, influenzando negativamente le sue relazioni, comprese quelle future, portandolo a percepire le donne più come ‘madri’ che come possibili partner affettivi”.

E nemmeno le donne sono le stesse di un tempo!

Se è innegabile che il rapporto con la madre influisca sulla gestione delle relazioni con l’altro sesso, altrettanto lampante è l’evoluzione del “fenotipo” femminile nel corso degli anni e la sollecitazione tecnologica hanno reso complesso ciò che prima era più semplice!

“La donna moderna è indipendente e cerca una relazione basata sulla complicità, l’empatia e la coerenza. Che un uomo abbia una carriera solida, una casa lussuosa o un’auto di lusso, ha poca importanza, poiché la donna di oggi è perfettamente in grado di raggiungere tutto ciò da sola, senza dover dipendere da nessuno”.
Inoltre, l’iperconnessione pare non favorire, paradossalmente, le relazioni. Anzi, produce apatia.

“La tecnologia ci ha resi pigri nelle relazioni. Ha contribuito a generare un senso di apatia che spinge a chiudersi in casa, rendendo difficile creare nuove connessioni e rinnovare le nostre conoscenze, specialmente quando si è più adulti. Nonostante viviamo in città con milioni di persone, la solitudine minaccia di sopraffarci. Gli uomini devono prendere consapevolezza dei cambiamenti sociali in atto e lavorare sui loro blocchi emotivi. Lavorando su questi ultimi, oltre al ‘successo’ professionale, possono raggiungere anche quello personale e affettivo”.

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