Il design italiano: unico e finanziabile
Che il design italiano sia unico è un dato di fatto: giova ricordare, proprio in giorni che vedono protagonista il Salone del Mobile e la Design Week milanese, il primato italico, asseverato dall’ufficio studi di Intesa San Paolo.
Secondo i dati diffusi dall’Istituto, da nove anni partner della manifestazione, l’Italia è prima in Europa per le attività di design specializzato, con 6,3 miliardi di euro di fatturato, circa 70mila addetti e quasi il 20% del totale europeo. Seguono la Francia con 55mila addetti e la Germania con 53mila.
Il design italiano è un valore, al punto che Intesa San Paolo individua in esso un elemento capace di essere il crocevia per lo sviluppo di filiere trasversali: esso svolge infatti un ruolo cruciale sia per la filiera a monte -nello sviluppo di materiali e soluzioni innovative- sia a valle, in una logica B2B che abbraccia molte aree di sbocco.
Questa unicità risulta finanziabile, creando nuovi processi di filiera per facilitare l’accesso al credito delle realtà minori.
Nella fattispecie, il gruppo Intesa ha attivato un Programma Sviluppo Filiere, sottoscrivendo contratti con oltre 200 filiere produttive del Made in Italy –che includono più di 25.000 addetti e coinvolgono oltre 6.000 fornitori, per un giro d’affari superiore a 22 miliardi di euro.
Valorizzare il patrimonio artigianale e renderlo finanziabile
L’analisi sulle prospettive dei settori trainanti del Made in Italy illustrata da Stefania Trenti, responsabile Industry & Local Economies presso il Research Department di Intesa Sanpaolo, ha evidenziato come il design possa essere un agente culturale ed economico per la diffusione del Made in Italy nel mondo, per la crescita del PIL e dell’occupazione.
In pratica, il design viene visto come filo conduttore capace di unire le diverse filiere dell’Italian style. Ma non basta che sia unico: la qualità e il valore devono avere il support strategico di investimenti mirati alla crescita internazionale, soprattutto di pmi e startup.
In particolare, l’aiuto arriva attraverso programmi come Up2Stars, per valorizzare e accelerare I percorsi delle start up innovative, aiutandole nella digitalizzazione e nella modernizzazione dei processi.
“Negli ultimi quattro anni abbiamo sostenuto le imprese clienti del Made in Italy con circa 20 miliardi di euro di finanziamenti per i processi di internazionalizzazione ed export, oltre che per tematiche di gestione del business, crescita dimensionale e passaggio generazionale -ha detto Anna Roscio, Executive Director Sales &Marketing Imprese divisione banca dei Territori Intesa San Paolo.
Il design italiano sotto dazio? Si cerchino nuovi sbocchi!
Non saranno politiche protezionistiche a fermare l’internazionalizzazione, driver fondamentale per la crescita delle imprese del made in Italy: per il 2027 si prevede una propensione all’export del 7,2%, contro il 60% del 2012. Le imprese si stanno già muovendo, volgendo lo sguardo a mercati come India e Nord Africa.
Certo, nel 2024 gli Usa hanno rappresentato il secondo mercato di sbocco per il mobile, con un +1,2% di crescita.
Il settore del mobile rivela una grande tenuta rispetto ad altre aree del manifatturiero italiano (-3,4% al netto del settore dei prodotti petroliferi), con una contrazione lieve nel suo complesso (1,2%).
Il mercato emiratino nel 2024 ha registrato un +23,4%, seguito dall’Arabia Saudita in fase di grande espansione generale (nel settore furniture +18,5%).
L’alto di gamma si rivela sempre trainante, con una quota di mercato pari all’11,2% rispetto al 4,6 dei prodotti medi. Anche qui, la forza viene da processi di filiera ad alta specializzazione, in aree che alla valenza estetica aggiungono know how e competenze che si tramandano da generazioni.
