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Guvet: il sillogismo vincente della moda

Se l’unione fa la forza e due elementi virtuosi si uniscono, è molto probabile che insieme avranno una forza tale da sfondare il muro della crisi. 

Quella della moda è una crisi effettiva; una crisi in cui la Cina gioca un ruolo determinante, perché fu paese in cui le aziende migrarono in tempi di  delocalizzazione e oggi, in tempi di reshoring, è paese ago della bilancia per i consumi, anche e soprattutto nelle aree del lifestyle.

Perciò, non può esserci nulla di più intelligente dell’unire la potenza finanziaria e produttiva cinese ai virtuosismi italiani che ancora sostanziano il lusso.

Stavolta, l’unione sino-italica è foriera di lusso sostenibile, prima di tutto sul fronte prezzo ma altresì sul versante della tracciabilità e della catena del valore, come richiede la nuova consapevolezza. 

Ma a rendere  possibile un’avventura come quella di Guvet, con le sue fogge da haute couture e scontrini che oscillano fra 250 e 800 euro come punta massima, sono state personalità che rendono pulsante il cuore della moda da sempre. 

Una su tutte,  Francesco Casile, cavaliere del lavoro, titolare di una showroom storica di Milano ma soprattutto appassionato, attento, capace di conciliare bellezza e fruibilità.

 Con l’ausilio dell’indomito Cavalier Mario Boselli, presidente onorario di Camera Moda italiana nonché presidente di Fondazione Italia Cina, intervenuto al vernissage di presentazione del centro di ricerca per lusso outdoor che  Guvet ha aperto nella capitale lombarda e a Parigi. 

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Il Cavalier Mario Boselli alla presentazione Guvet

L’attenzione delle istituzioni sulla moda in questo momento è alta, non a caso, accanto al fondatore di Guvet, Wu Kunming e alla sua CEO Xhang Chaungui sono intervenuti il console generale cinese  Liu Kan in video messaggio e il senatore Matteo Salvini. 

A tagliare il nastro c’era anche Milena Motta, designer di Loro Piana  e oggi assoldata da Guvet accanto ad altri due mostri sacri: Maria Cristina Petrone, già in Hermès e Chistian Dior  con mansioni creative e manageriali e Burak Uyan, anima di  Moncler Gamme Rouge con esperienze in Givenchy e Gianbattista Valli. 

Quella di Guvet, marchio di piumini premium, dal design cutting edge, capaci di dare valore ai ricami della storia cinese, al cashmere italiano, alle prodezze della tecnologia dei capispalla outdoor,  è una storia che forse non avremmo scritto se Casile non ci avesse messo lo zampino. 

«La segnalazione è arrivata da mio figlio Domenico, che lavora a Shanghai da oltre 20 anni».

Tecno couture italo cinese. E stavolta la cultura orienta il capitale

Guvet ci insegna un nuovo codice di sostenibilità, che è innanzitutto ridare valore alla tradizione, anche se alle spalle c’è un gruppo che fattura 512 milioni solo con il canale online in Cina. 

«Abbiamo unito i migliori tessuti in cashmere italiani con il nostro pregiato piumino d’oca raccolto dalle cinque principali regioni del mondo per creare il primo capospalla tecnologico in cashmere e piumino d’oca» – ha detto Wu Kunming, rimarcando che la funzione è anche e soprattutto culturale.

«Stiamo lavorando per combinare i valori estetici della cultura e dell’arte cinese con la secolare estetica e maestria artigianale della moda europea».

La presentazione milanese è arrivata dopo quella parigina, dove la Black Gold Paris label ha toccato vette di stile altissime: i ricami di Mao, il patrimonio immateriale della Cina in unione osmotica con le tecniche di manifattura del lusso.

L’apprezzamento è stato subito evidente presso il temporary store dei magazzini Samaritaine, ma ora lo showroom Casile & Casile sta registrando un interesse capillare dei buyer di mezzo mondo.

Prezzo vincente, centinaia di brevetti, design da passerella

Mario Boselli l’ha chiamata «una esperienza di comfort invernale senza precedenti».

Calore, resistenza a vento e acqua, traspirabilità, resistenza agli strappi, azione antistatica e antibatterica. Qualità che emergono dall’incrocio di oltre cento  brevetti. Tecnologie innovative per le impunture, come la sorgettatura alla manica.

I buyer sono rimasti conquistati dalla ricerca, dall’accuratezza di esecuzione e da un prezzo retail che consente adeguati ricarichi, mantenendosi su una media di 400 euro con punte di 800 e basi di partenza di 260. 

La perizia stilistica è evidente, nel look book scorrono modelli capaci di sostanziare il concetto di Utility Chic, anche elevando la performance – come il Windshell style ispirato ad America’s Cup.

«Questo modello di business potrebbe essere l’incipit per altre aziende, orientato alla realizzazione di cappotti, maglieria, pantaloni» – ha spiegato Casile. Il battesimo del fuoco di Guvet sarà l’edizione di Pitti Uomo autunno inverno 2026. Per ora, a essere rovente è il telefono della sua  showroom.

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