AI: deep learning con l’aiuto della filosofia?
L’AI ha aperto un portale che scatena visioni immaginifiche. Non si tratta più di processare dati: sull’orizzonte si profila una rivoluzione antropologica che sembra mettere a confronto intelligenza biologica e tecnologica.
La cosiddetta Intelligenza Artificiale generativa si avvale di algoritmi di deep learning che ci stanno proiettando nell’epocale passaggio verso linguaggi e immagini sintetiche che prefigurano un vero e proprio passaggio di civiltà.
Cosimo Accoto, filosofo delle tecnologie, ricercatore affiliato e fellow al MIT di Boston, scrive sul supplemento a Harvard Business School che “l’era della Ai generativa evoca all’orizzonte non solo una nuova ecologia mediale sintetica (testi, immagini, suoni, video) ma anche una nuova economia sintetica, animata da agenti autonomi”.
Ai: dalle parola all’ azione. Le macchine avranno comportamenti umani?
Dopo i modelli linguistici chi si occupa di deep lerning prefigura ora l’individuazione della sequenza di azioni che prelude a simulazioni di ragionamento. Senza pensare di essere già dentro Terminator, su questo punto si scatenano le ipotesi più disparate. Parole come “computer vision e machine behaviour” ci dicono chiaramente che il problema ora è insegnare alle macchine a simulare comportamenti umani.
Ora, come ci racconta Aldo Razzino, CEO a Open Data Playground, member Steering Committee Msc Data Science for Economics, si tratta di “insegnare alle macchine a parlare”.
La filosofia e la sua logica alla base del deep learning?
“La cosa importante è come interroghi la macchina –prosegue Razzino– È come se avessimo davanti dei piccoli Einstein di due anni. Non si possono porre domande troppo complesse inizialmente, bisogna procedere in sequenza passo dopo passo”.
In sostanza, l’AI ha bisogno della filosofia, intesa come logica, come fondamento delle basi cognitive. Il pensiero classico, quindi, torna più che mai in auge per formare non solo le menti umane ma quelle artificiali che dovrebbero sconfiggere le debolezze umane attingendo invece ai punti di forza della nostra forma pensiero. Se corteccia o cervello limbico attiene per ora alla fanta tecnologia“.
Che futuro hanno i data scientist?
“La prerogativa di un data scientist è prendere la mole dei dati ed effettuare connessioni prima non intellegibili. Ovvero, collegare elementi che prima del suo intervento erano sconnessi”. Il problema è la velocità delle analisi: quante se ne possono fare in un certo lasso di tempo?
“La legge di Moore ci ha sempre detto che ogni anno il potere computazionale raddoppiava ma questo è valido fino al 2009 ”.
Nel mondo del lavoro, l’accostamento filosofia-AI sta diventando reale.
Le aziende stanno già cercando filosofi o cultori del pensiero classico applicati alla tecnologia?
“Recente il caso di un’azienda che per creare un data mart cercava un data engineer con background in filosofia. Lo abbiamo trovato, con un po’ di fatica. Penso sia molto lungimirante la posizione dell’Università Bocconi, che a tutti gli studenti da qualche anno propone un corso Python. Credo sarà fondamentale per tutti, anche per un avvocato, non solo per professionisti legati a professioni economico-commerciali, conoscere come ragiona un sistema GPT. Siamo chiamati a fare re-skilling, altrimenti le aziende rischiano di avere una forza lavoro non aggiornata sugli scenari ormai imminenti. Al pari, sono molto utili le persone con forti competenze di business funzionali: possono insegnare ai team quali sono i processi aziendali cruciali e dialogare con il loro ecosistema”.
L’AI sta cambiando anche il nostro modo di porre domande
Non si tratta solo di filosofia e pensiero razionale per istruire macchine: l’AI secondo Razzino sta cambiando anche il nostro modo di porre domande a un motore di ricerca. “Se fino a ieri digitavamo su Google due keyword, ad esempio Hotel Milano, oggi è più facile che scriviamo ‘qual è l’hotel migliore vicino al Duomo’”. La forma di relazione sta diventando dialogo.
E il problema dell’AI, a breve, diverrà ontologico Ovvero, legato all’essenza stessa dell’uomo.