Olografia e Intelligenza Artificiale: la resurrezione degli artisti defunti
Vi piacerebbe rivedere Michael Jackson mentre canta e si esibisce con la sua iconica moonwalk?
Impossibile? Forse no. Nell’industria musicale, l’innovazione potrebbe rivoluzionare la percezione e l’esperienza dei concerti dal vivo, portando leggendari artisti defunti come Tupac Shakur, Ronnie James Dio, Frank Zappa, Michael Jackson, Whitney Houston, Amy Winehouse e John Lennon nuovamente sul palco.
Questa novità si basa sull’olografia, tecnica di riproduzione fotografica in grado di mostrare le caratteristiche di un oggetto o di un soggetto in forma tridimensionale, mediante l’interferenza di onde luminose, e sull’impiego dell’intelligenza artificiale per ricreare voci e performances.
“L’ai consente l’elaborazione e la manipolazione dell’audio stesso – dichiara Antonio Franzese, co founder di Media Engineering, società italiana specializzata in olografia, software, realtà virtuale e aumentata – è sufficiente, infatti, partire anche da piccole tracce audio per ricostruire una voce di una persona defunta, famosa e non”.
Questa tecnologia non solo rappresenta un ritorno al passato. Consente di preservare e far conoscere agli spettatori – soprattutto alle nuove generazioni – la storia della musica e gli artisti che l’hanno plasmata.
“Il compito dell’olografia – aggiunge Antonio Franzese – è solo uno: quello di far rivivere gli interpreti, facendoli conoscere, assieme ai loro brani e alle loro performance, anche alle nuove generazioni, rendendoli eterni. È utile anche dal punto di vista formativo: un giovane, attraverso la visione di un ologramma durante un concerto, può conoscere la storia della musica italiana e internazionale, di tutti i generi, non focalizzandosi solo sul rap, sulla trap e sull’hip hop. Un’altra caratteristica importante dell’olografia è l’ubiquità: l’ologramma di un artista che si esibisce può essere contemporaneamente in due o più palcoscenici di città diverse, magari in occasione di festival musicali programmati nello stesso periodo”.

La soluzione di intelligenza artificiale “made in Media Engineering”, società romana nata nel 2002 dalla vision degli ingegneri Antonio e Gianluca Franzese, permette di creare un avatar realistico e interattivo, capace di apprendere e adattarsi alle interazioni con le persone.
Il suo aspetto può variare a seconda delle preferenze dell’utente o delle finalità dell’applicazione. Le principali caratteristiche dell’avatar olografico con AI sono:
- realismo: l’avatar è progettato per essere il più realistico possibile, con dettagli accurati come espressioni facciali, movimenti corporei naturali e gesti interattivi.
- intelligenza artificiale: l’avatar è alimentato da un sofisticato sistema di intelligenza artificiale, che gli consente di comprendere e rispondere alle interazioni degli utenti in modo coerente e significativo.
- apprendimento automatico: l’avatar olografico è in grado di apprendere e migliorarsi nel tempo, adattandosi alle preferenze e ai comportamenti degli utenti.
- interazione naturale: gli utenti possono comunicare con l’avatar attraverso il linguaggio naturale o gesti interattivi, rendendo l’esperienza di interazione più coinvolgente.
- funzionalità specifiche: a seconda del contesto, l’avatar olografico può avere funzioni specifiche, come fornire assistenza virtuale, simulare un insegnante, svolgere compiti di intrattenimento o essere un’interfaccia per il controllo di sistemi intelligenti.
- personalizzazione: gli utenti possono personalizzare l’aspetto dell’avatar, scegliendo tra stili, caratteristiche e personalità. Si può ad esempio usufruire di avatar dall’aspetto umanoide oppure fantastico, in base al contesto d’uso.
- adattabilità: l’avatar è in grado di adattarsi a diversi ambienti o piattaforme, consentendo agli utenti di interagire con esso in modi diversi, come attraverso dispositivi mobili, visori VR o schermi interattivi.
Le soluzioni di avatar olografico con intelligenza artificiale aprono nuovi orizzonti in molteplici settori. Oltre all’intrattenimento, questi avanzamenti si estendono alla formazione, all’assistenza virtuale, alla medicina e molti altri campi.
“Oggi possiamo ri-costruire e ri-animare le persone grazie a diverse tecniche, come quelle di gioco – spiega Franzese – in questo caso ci affidiamo a telecamere particolari che, dopo aver osservato il movimento, consentono di creare lo scheletro di una persona, reale e non, e poi memorizzare le sue movenze. Grazie al machine learning, all’apprendimento da parte della macchina, lo scheletro impara le movenze e, successivamente, le abbina al parlato”.