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Le Start up pronte a rivoluzionare l’agro alimentare

Le Start up pronte a rivoluzionare l’agro alimentare

Sostenibilità, tracciabilità, canali di vendita. Ecco le tre direttrici su cui si vogliono muovere le aziende del settore agro alimentare, che insieme valgono il 16,4% del PIL nazionale. La filiera è messa a dura prova non  solo dal cambiamento climatico, ma altresì dalle pressioni derivate dall’inflazione. Un piccolo esempio? Il mosto non è più quello di prima poiché muta il potenziale idrico del suolo. E gli innovatori sono già al lavoro da tempo per ovviare al problema: in questo caso la soluzione è stata trovata da una start up, Soonapse, che ha progettato il primo Decision Support System in grado di interpretare il cambiamento climatico e fornire previsioni con una accuratezza del 99%, consentendo agli agricoltori di ottimizzare l’utilizzo dell’acqua con forte propensione al settore vitivinicolo. 

Soonapse è una delle 7 start up presentate nel contesto di Foodseed, un acceleratore parte della rete nazionale CDP Venture Capital, lanciato per promuovere eccellenza e innovazione nell’industria agroalimentare italiana. 

Ecco un report sullo stato dell’innovazione: cresce il ruolo delle start up

Eatable Adventures, uno dei principali acceleratori del settore, ha stilato un report secondo il quale il 93% delle aziende del settore agro alimentare comprende il ruolo dell’Open Innovation. Inoltre, aumenta l’interesse per nuove collaborazioni e cresce la fiducia nelle start up, sebbene il ruolo guida resti delle Università e dei Poli Tecnologici (93%) e delle collaborazioni con figure esterne (71%).

In Italia: aziende consolidate come Amadori e Gruppo Cereal Docks guidano l’Open Innovation.

Start up. Tavola rotonda Amadori

L’analisi è stata promossa, inoltre, dal Verona Agrifood Innovation Hub, primo polo di sviluppo dell’ecosistema Agrifoodtech italiano sostenuto da Fondazione Cariverona, UniCredit, Eatable Adventures, Cattolica Assicurazioni (Gruppo Generali), Comune di Verona, Veronafiere, Confindustria Verona e Università di Verona. Il report ha visto protagoniste aziende di medie e grandi dimensioni nelle regioni in cui è presente una maggiore concentrazione di imprese che operano nell’agroalimentare: Europa (49%), America Latina (19%) e Nord America (29%).

Dalle stime di Eatable Adventures, nel settore agrifoodtech, il 90% delle aziende intervistate ha, infatti, compreso a pieno il ruolo strategico dell’Open Innovation, tanto da aver intenzione di investire o collaborare con un partner esterno nei prossimi 3 anni e l’85% lo farà già entro il prossimo anno.

Il futuro non è solo migliorare il prodotto, ma investire in nuove tecnologie

Sebbene, ancora oggi, 9 aziende su 10 scelgano di concentrare i propri sforzi e investimenti nel miglioramento dei prodotti, l’attenzione si sta spostando sempre più verso le nuove tecnologie (57%) e verso l’efficientamento dei processi (53%). Rilevante anche l’attenzione da parte del 46% delle imprese verso la creazione di modelli di business innovativi.

A decidere in materia di sviluppo resta la Direzione Generale per più della metà delle aziende (78%), la nascita dei dipartimenti specifici per l’innovazione coinvolge, invece, il 57% delle imprese. A pesare su questa percentuale sono le aziende europee, in cui queste divisioni hanno un ruolo sempre più strategico nel processo decisionale.

Il report evidenzia come diverse aziende italiane, realtà già consolidate sul mercato agroalimentare, abbiano compreso l’importanza di modelli di sviluppo differenti.

Ad esempio, Amadori gruppo leader nel settore avicolo e all’avanguardia nei temi di innovazione, che ha dato vita a una Funzione aziendale dedicata e un “Innovation Team”, in cui raccoglie talenti da diverse aree aziendali per promuovere lo sviluppo di nuovi progetti e soluzioni tecnologiche in un’ottica di Open Innovation con realtà esterne. Rilevanti anche il caso del Gruppo Cereal Docks, che ha sviluppato Grey Silo Ventures, il fondo di Venture Capital per investire e supportare startup in Europa e Israele, e il consorzio Italia del Gusto, che ha promosso una Innovation Accademy per i suoi soci con l’obiettivo di stimolare e diffondere la conoscenza sui temi d’innovazione più rilevanti.

Start up FoodSeed

Per questo risultano vincenti progetti come Foodseed, l’acceleratore Foodtech della Rete Nazionale Acceleratori di CDP Venture Capital, e promosso da una vasta rete di partner investitori, tra cui Unicredit e Cattolica Assicurazioni (Gruppo Generali), o il Verona Agrifood Innovation Hub, primo polo per l’innovazione agrifood in Italia sostenuto da Fondazione Cariverona.
Alla sua prima edizione, Foodseed ha enucleato 7 startup focalizzate su soluzioni concrete alle principali sfide che colpiscono l’industria alimentare, sia a livello nazionale che globale. I progetti, presentati il 13 novembre a Verona in occasione del DemoDay, sono pronti a portare sul mercato soluzioni a forte impatto positivo sui comparti FoodTech e Agritech italiani: dal “cioccolato non cioccolato” ai sistemi di prevenzione contro lo stress idrico, passando per la fermentazione avanzata tramite onde sonore e la creazione di prodotti biologici in grado di estendere la shelf life dei prodotti. 

Le startup, selezionate su 250 candidature,  hanno ricevuto ciascuna un investimento iniziale di 170 mila euro – con possibilità di incremento fino a ulteriori 500mila euro per le più performanti – e hanno beneficiato di un percorso di accelerazione di 6 mesi per consolidare la propria proposta imprenditoriale.

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