Sfide della transizione: la nuova economia del riciclo
Alcuni dati fanno pensare. Due su tutti: la Cina è il principale fornitore europeo di materie prime critiche (56%), con punte del 100% sulle Terre Rare pesanti e dell’85% sulle Terre Rare leggere.
Per Materie Prime Critiche si intende materie di grande importanza economica, con elevato rischio di perturbazione dell’approvvigionamento a causa della concentrazione delle fonti e della mancanza di sostituti validi. In particolare, le Terre Rare sono un gruppo di 17 elementi chimici della tavola periodica ovvero scandio, ittrio e una quindicina di lantanoidi.
Si tratta di elementi fondamentali in settori come l’automotive, l’eolico, le batterie ricaricabili e per tutti i dispositivi elettronici di ultima generazione. Inoltre, servono per sviluppare tecnologie avanzate nel settore delle rinnovabili, in quello medico e perfino nel petrolchimico.
Un altro fattore rilevante è l’aumento esponenziale della necessità di litio: nel 2050 la UE potrebbe avere bisogno di una quantità di questo elemento di 60 volte superiore a quella odierna. Peccato che l’offerta scenda a precipizio: secondo l’ultimo rapporto del Word Mining Data, tra il 2000 e il 2020 in Europa è calata del 33%.
Quante e quali sono le materie prime critiche?
Litio, cobalto, nichel, Terre Rare: la Commissione Europea ha identificato con il Critical Raw Materials Act una lista di 34 materie prime critiche per l’industria Europea (20 in più rispetto alla rilevazione effettuata nel 2011), in termini di importanza economica e rischio di fornitura, di cui 17 strategiche, ovvero rilevanti per le tecnologie che supportano la duplice transizione verde e digitale e gli obiettivi della difesa e dell’aerospazio.
A preoccupare è la dipendenza da paesi terzi.
Come già evidenziato dal report Iren-Ambrosetti, in Italia, nonostante le concessioni vigenti, l’estrazione di minerali metallici è sostanzialmente nulla e, con essa, il reperimento di materie prime critiche e preziose.
La necessità impellente di una “economia del rifiuto”
Secondo Cohen-Rosenthal (2004) “una discarica di 20,3 ettari (50 acri) potrebbe contenere fino a 240.000 tonnellate di acciaio e 20.000 tonnellate di alluminio”. A livello globale, ad esempio, la quantità di rame situata nei depositi (ovvero 393 milioni di tonnellate) sarebbe paragonabile per dimensioni allo stock attualmente utilizzato nella tecnosfera (ovvero 330 milioni di tonnellate) (Eklund M. et al., 2012).
Il recupero e riutilizzo di elementi come metalli, materiali da costruzione e legno è centrale nella nuova economia del rifiuto che trova la sua definizione tecnica nel “landfill mining”. I cambiamenti in corso a livello mondiale, come l’aumento dei prezzi delle materie prime, i problemi ambientali su larga scala e la rapida riduzione dei serbatoi naturali per molte risorse preziose, nonostante alcune problematiche riscontrate, probabilmente renderanno l’estrazione di risorse da fonti alternative un’opzione sempre più praticabile.
Oggi si è già all’upgrade della definizione, ovvero Enhanced Landfill mining: “l’esplorazione, il condizionamento, lo scavo e la valorizzazione integrata in sicurezza dei flussi di rifiuti collocati in discarica (storici, presenti e/o futuri) sia come materiali (Waste-to-Material, WtM) che, come energia, (Waste- to-Energy, WtE), utilizzando tecnologie di trasformazione innovative e rispettando i più stringenti criteri sociali ed ecologici (Eklund M. et al., 2012).
Verso il riciclo del 60% dei rifiuti domestici
Secondo le dichiarazioni di Eurelco (Consorzio Europeo Enhanced Landfill Mining) entro il 2030 almeno il 65% dei rifiuti domestici dovrebbe essere riciclato e lo smaltimento dei rifiuti in discarica dovrebbe essere ridotto al 10% o meno entro il 2035 (Baltušnikas A. et al., 2023).
Per il futuro, in merito alle materie prime critiche consumate in Europa, si prevede che almeno il 10% sia estratto da miniere europee; almeno il 40% lavorato in Europa e almeno il 15% derivi da riciclo. Infine, entro il 2030, ogni anno, ciascun materiale non potrà essere importato da paesi extra Ue per oltre il 65% del consumo annuale in Europa.
In prospettiva di un’economia del riciclo, in Italia nasce l’hub RigeneRare, finalizzato ad accelerare lo sviluppo della filiera del riciclo delle materie prime critiche e dei metalli preziosi, mettendo a sistema le esperienze degli attori coinvolti e indirizzando le politiche di sviluppo industriale. Il lancio di questo hub strategico risponde alla necessità di ridurre la dipendenza europea dalle importazioni di materiali essenziali come litio, cobalto e terre rare, cruciali per la transizione verde e digitale. Gli attori che hanno messo in campo RigeneRare, ovvero Gruppo Iren, Assoambiente, Utilitalia, Confindustria Cisambiente e Confindustria Toscana sud, intendono sviluppare tecnologie avanzate di recupero e riciclo, instaurando una filiera nazionale resiliente che supporti un approvvigionamento sicuro e diversificato.
Controllo della filiera dei rifiuti e problema legalità
Gli illeciti penali nel ciclo dei rifiuti sono aumentati del 66% nel 2023. Come spiega il presidente di Arera, Stefano Besseghini, “il settore dei rifiuti è complesso perché sono coinvolti attori diversi nel processo. Il contesto normativo è articolato, il controllo è affidato a una governane multilivello e possono esserci pieghe in grado di favorire comportamenti opportunistici”.
Da un lato Arera sta concludendo un accordo con l’Arma dei Carabinieri per soluzioni innovative nell’attività di verifica. Dall’altro si invoca una razionalizzazione della governance e un sistema unico di controllo. Le sfide in campo sono tante e il nostro paese deve risolvere non solo la dipendenza esterna da materie prime e la presenza di numerosi illeciti, ma altresì il problema della stratificazione normativa che rappresenta un enorme ostacolo alla competitività.
Il passaggio da un sistema energetico fossile a uno basato sulla elettrificazione è il motore primario del cambiamento e non significa solo, come sintetizza il consigliere del Ministro della Difesa Gianclaudio Torlizzi, “ristrutturare l’intero assetto energetico ma rivedere i canali di approvvigionamento di metalli e terre rare, in una fase storica caratterizzata dal ripristino dei blocchi commerciali.
La Cina detiene il controllo della filiera green ed è imperativo avviare un piano di sicurezza nazionale che preveda oltre allo sviluppo della raccolta del rottame (che diverrà in futuro una delle materie prime più ricercate) anche l’avvio di partnership con altri paesi al fine di bilanciare i rischi sul lato offerta negli anni a venire”.