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AAA Progettisti tecnici cercasi (li sostituirà il robot di Tesla?)

L’84% delle aziende venete è pronto ad assumere nuovo personale nei prossimi 6 mesi. Ma c’è un piccolo problema: il personale non si trova. 

Avevamo evidenziato qualche tempo fa che il mondo del lusso cerca 360.000 artigiani da inserire in vari comparti e per ora ne ha a malapena la metà. Il problema a quanto pare non concerne solo il contesto luxury-made in Italy.  Le aziende, in questo caso quelle manifatturiere venete, cercano tecnici, possibilmente con esperienza sul campo.

Al PhD e alla formazione post laurea viene di gran lunga preferita la capacità già sperimentata in ambito operativo, seguita alla partecipazione a percorsi formativi specialistici. 

Il fenomeno è rilevante e Fòrema  -una delle maggiori società di formazione e servizi destinati al mondo delle aziende e dell’industria- lo coglie in tutta la sua specificità, intervistando 224 realtà produttive venete e analizzando le loro esigenze.

Si parla di AI ma… mancano persone

Il 24% delle aziende audite lamenta di non trovare le competenze che sta cercando, o la giusta esperienza ma solo il 5% attribuisce il fenomeno alla scarsa capacità attrattiva della propria organizzazione. A sintetizzare il problema ci pensa Roberto Baldi, direttore del centro studi Fòrema: «Siamo abituati da anni al fenomeno dello skill shortage, ossia la carenza di competenze professionali necessarie allo sviluppo industriale; ora si aggiunge il people shortage, la mancanza di personale a tutti i livelli organizzativi, accentuata dal trend demografico e dalla fuoriuscita di talenti dal nostro territorio».

Ecco i ruoli e i settori più deficitari

Come evidenzia Matteo Sinigaglia, direttore generale di Fòrema, «questo trend è particolarmente evidente nel settore metalmeccanico, dove il 90% delle aziende è alla ricerca di nuovi collaboratori, con una crescita rispetto alla precedente rilevazione».

Sulla metalmeccanica, Sinigaglia puntualizza che la nostra supply chain è molto legata alle aziende tedesche e che vi è stata una contrazione degli ordini. In ogni caso, la domanda delle aziende si concentra nell’ambito della produzione: dai processi produttivi puri (46%) a tutto il settore operations (71%), ovvero i settori relativi a produzione, logistica e acquisti.

progettisti
Matteo Sinigaglia

La ricerca di figure professionali per l’ufficio tecnico e l’R&D mostra il trend di crescita più accentuato: il 26% delle ricerche  si concentra su questi ruoli professionali dedicati all’innovazione del prodotto e dei processi aziendali, attività che riguarda il 57% delle imprese coinvolte nel sondaggio.  In particolare, le aziende venete cercano progettisti tecnici, addetti commerciali e operatori CNC, per sostituire personale in uscita o per aumento connesse e crescita qualitativa dell’attività. 

Sarà l’umanoide di Tesla a rimpiazzare la manodopera?

«Siamo in un vero paradosso – prosegue Sinigaglia- oggi c’è molta più offerta rispetto alla disponibilità di menti e braccia».

Le imprese però stanno ridefinendo le mansioni, ormai l’operaio che metteva le mani nel tornio è stato sostituito da robot:  «siamo nell’industria 4.0, quasi tutte le aziende strutturate hanno macchinari digitali».

Spesso a demotivare i ragazzi chiamati a queste professioni, che sono di controllo di macchine digitali, sono le famiglie,  per retaggio culturale. In compenso alcuni profili formati dalle lauree brevi sono deboli, non in linea con le richieste del mercato».

Un mese fa Elon Musk ha lanciato il suo umanoide, Optimus, un robot da 18mila dollari che potrebbe essere deputato alle operazioni pesanti. «Se ora sembra fantascienza, non è un tema che le aziende affronteranno fra anni, è imminente».

La masterclass industria 5.0

La sfida tecnologica  si colloca nell’intero filone  che coinvolge anche l’AI. 

«Nelle nostre sessioni di coaching –prosegue Matteo Sinigaglia- accendiamo la AI e notiamo che raccoglie sfumature, spesso cose che il coach non coglie. La cosa affascinante di questo processo, è che tutti gli strumenti connessi nella rete dell’intelligenza artificiale  imparano le stesse cose nel medesimo momento. Ma alla fine,  la massa di dati va interpretata. Ed è qui, secondo me, che la creatività italiana può avere un valore aggiunto, lo colgo da ciò che accade in alcuni gruppi di lavoro. La formazione in questo momento è essenziale per capire come rendere la AI complementare all’essere umano».

Ecco perché Fòrema, insieme a Cà Foscari, Università di Padova e Trieste, Università di Udine e altri atenei , ha  lanciato la Masterclass 5.0 proprio sulla AI e sulla sua integrazione all’umano, in modo che sia complementare e valorizzante. 

«Abbiamo riscontrato grande interesse, al punto che rifaremo la masterclass a settembre».

Dal Cubo Rosso al super polo confindustriale

Foréma oggi annovera una sessantina di professionisti chiamati a proporre e gestire corsi e attività di consulenza con focus su salute, sicurezza e prevenzione nei luoghi di lavoro, ambiente (HSE), sviluppo organizzativo e  metodologia lean nelle smart factory, soft skills e formazione esperienziale, servizi per il lavoro. 

Rimangono famosi, nella sua storia, Il Cubo Rosso “spazio fisico” di 600 metri quadri per simulare, sperimentare, rielaborare nuovo know how tecnico e manageriale da trasferire al sistema delle Pmi. Due anni dopo, l’altra scelta strategica, quella di far nascere il «super-polo» confindustriale per la formazione d’impresa, primo in Italia per dimensioni, dall’unione tra Padova e Vicenza.

Oggi, la sfida è  formarsi integrando la AI.

«Vediamo tre poli in questo scenario: gli Usa che spingono, l’Asia che copia con giudizio e l’Europa che tende a nomare il fenomeno. A parte le regolamentazioni, penso sia fondamentale comprendere come rendere l’intelligenza artificiale complementare, valorizzando anche l’elemento della creatività per indirizzare i dati a un fine».

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