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Innovazione di processo e mentalità vincente: il salto di Brovind

Innovazione di processo e mentalità vincente: il salto di Brovind

Metti un’azienda che produce sistemi vibranti per automazione, con la prerogativa peculiare di unire elettronica e meccanica. Metti un momento di crisi mondiale e un improvviso passaggio del testimone dal padre –ingegnere elettronico a fianco del fondatore- alla figlia –giovane laureata, donna in ambiente maschile. 

La storia di Brovind è l’esemplificazione di quanto i processi contino nel benessere aziendale e di come la visione femminile, volta spesso a osservare l’insieme anziché il dettaglio pragmatico, possa aiutare a risolvere una questione apparentemente complessa.

Paola Veglio ha portato la sua Brovind, sede a Cortemilia, a performare molto bene, passando da 5,4 a 18 milioni di euro, ma soprattutto a 170 addetti perfettamente collocati in un sistema dove l’innovazione di processo regna. Questa azienda è un piccolo gioiello, la cui genesi risale nell’attività di fabbro carradore aperta a metà Ottocento da Angelo Brovia per proseguire con le prime macchine automatiche brevettate e approdare alla sfida di Mario Brovia, che la trasforma in un’industria moderna. Poi, nel 79, l’acquisizione di Syntron Italia, divenuta Brovind vibratori e lo sviluppo di un’azienda elettronica che vanta anche una sede in Brasile. 

Dalla visione all’innovazione. Quanto incidono i rapporti interpersonali sul termometro aziendale?

Io sono arrivata nel 2006, due anni prima del default generale di mercato che ha colpito anche l’automotive e la metalmeccanica. Ero una giovane laureata in elettronica, mio padre è sempre stato un visionario dal punto di vista tecnico ma in quel momento serviva un approccio di sistema. Ho passato in rassegna gli uffici, le singole competenze, vagliando anche l’ufficio tecnico. Ognuno remava dal proprio lato e la barca girava in tondo…Avevamo bisogno di innovare i processi e, contestualmente, migliorare i rapporti fra le persone. All’inizio è stato arduo, avevo solo 27 anni; ma dopo un po’ hanno iniziato a fidarsi di me”.

“Abbiamo sempre fatto così”

Questa è la frase che ha sempre suscitato in Paola un moto di rifiuto. “La ho sempre patita! Avere sempre fatto in quel modo non significa che possa funzionare in eterno. E in azienda, l’organigramma orizzontale portava a tante sovrapposizioni di ruolo –e con esse lo scaricamento di responsabilità conseguente. Perciò ho verticalizzato l’organigramma, facendo sì che ognuno si prendesse carico della sua area di competenza“.

Se la frase chiave dell’azienda è “because automation needs vibes”, possiamo considerarla acclarata anche dal punto di vista umano. 

Investire proprio durante la crisi

Un’altra azione avveduta –e coraggiosa- di Paola Veglio è stata quella di investire proprio nel momento di crisi, anche per sostenere l’innovazione di processo. 

Stare fermi uccide. Abbiamo iniziato a investire nel momento più drammatico: ho portato linfa nuova nel reparto H&R, ho portato avanti nuovi progetti. Mi davano della matta ma ha funzionato. Il nostro prodotto viene inserito in linee di produzione complesse e richiede una tecnologia in costante evoluzione. Bisogna cercare di arrivare sempre primi nelle soluzioni offerte. Poi, l’avvento dell’AI ci consente di andare verso la famosa industria 4.0, grazie alla digitalizzazione dei processi: stiamo studiando soluzioni da remoto, che permettano al tecnico di intervenire anche da lontano”.

Connettere artigianalità e ripetibilità: mission possible?

Dal 2006 al 2013 Brovind investe, compie la sua innovazione di processo, cerca nuove soluzioni. Poi, Paola diventa amministratore delegato e si trova a gestire una struttura importante, in un ambito dove “la tecnologia italiana viene riconosciuta in tutto il mondo insieme a quella tedesca. Noi lavoriamo per industrie come l’alimentare e il farmaceutico, che impongono standard altissimi”. L’artigianalità è ciò che ha sempre contraddistinto Brovind, anche in un contesto tecnico come questo. 

Ora stiamo lavorando nella direzione di una ripetibilità, in modo tale che le nuove soluzioni si leghino meno alla singola persona e siano modulabili sulla base delle esigenze specifiche. Le ultime soluzioni presentate alle grosse fiere prediligono la ripetibilità”.

L’innovazione di processo sposa l’umanità: il borgo di Cortemilia

Uno dei lati belli di questa storia di nascita, crisi, risalita, cambiamento proattivo è l’impegno dell’indomita Paola per il suo paese natale, Cortemilia. Consigliere comunale, attiva in ambito di volontariato, Paola Veglia ha rilevato –riaprendolo- lo storico albergo, ristorante, pizzeria del borgo, insediandovi la mensa dipendenti, dove la quota individuale di contributo al pranzo è di 2 euro. 

Sul territorio non avevo un posto dove poter riunire 60 persone a pranzo, l’albergo era chiuso da tre anni”. 

Ma l’imprenditrice si era già distinta per un’iniziativa lodevole durante il Covid: un sistema di welfare che conferiva 500 euro di buoni purché venissero spesi nei piccoli negozi locali e non nella GDO. “L’importante è creare un ecosistema fra i vari attori del territorio: quando si fa questo, le cose funzionano”. 

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