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“Continuous and Never-Ending Improvement: Investire nella Formazione continua per sostenere la crescita occupazionale in Italia”

"Continuous and Never-Ending Improvement: investire nella formazione continua per sostenere la crescita occupazionale in Italia"

L’Italia sta vivendo un momento di crescita occupazionale senza precedenti, con un numero record di occupati e una disoccupazione in diminuzione. Tuttavia, nonostante questi progressi, il Paese si trova ancora al di sotto della media europea per quanto riguarda l’occupazione femminile.

Secondo il recente rapporto del Censis sulla situazione sociale in Italia e i dati Istat indicano che il numero di occupati nel Paese ha raggiunto il massimo storico – il 61,8% a ottobre –  accompagnato da una bassa disoccupazione e una diminuzione degli inattivi, contribuendo ad ampliare la forza lavoro disponibile sul mercato.

Sul fronte aziendale, le posizioni lavorative dipendenti stanno crescendo, con un aumento dell’0,6%, sia per i ruoli full-time che part-time. Inoltre, si nota un incremento complessivo del 3% nel numero di dipendenti, con una leggera prevalenza nei contratti full-time. Le ore lavorate per dipendente stanno aumentando, così come l’utilizzo della cassa integrazione.

Guardando al futuro, le prospettive per il mercato del lavoro italiano indicano una crescente domanda di professionisti qualificati, sia a livello universitario che tecnico-professionale, nei settori chiave per lo sviluppo economico del Paese.

Questo implicherà un adattamento costante delle politiche occupazionali e formative per soddisfare le mutevoli esigenze del mercato.

Investire nella formazione professionale e nell’apprendimento permanente non solo accresce le opportunità di impiego, ma aumenta anche la resilienza dei lavoratori in un ambiente in continua trasformazione.

Per favorire l’inserimento lavorativo di individui disoccupati o in cerca di nuova occupazione, è essenziale adottare strategie mirate che promuovano la formazione e l’acquisizione di competenze rilevanti per il mercato del lavoro. 

A questo proposito, si inserisce il contributo attivo e il pensiero di Errico Mazzoni, laureato in Giurisprudenza con un master in Human Resources Management docente in materia di organizzazione del personale e referente dell’ufficio del personale in un’importante azienda manifatturiera barese, sottolinea l’importanza della formazione continua come strumento chiave per affrontare le sfide del mercato del lavoro in evoluzione condividendo così le sue competenze ed esperienze con gli aspiranti professionisti del settore. 

Formazione continua
Errico Mazzoni, docente in materia di organizzazione del personale

Quali strategie ritieni più efficaci nel favorire l’inserimento lavorativo di individui disoccupati o in cerca di nuova occupazione?

A mio avviso c’è bisogno di personale qualificato nelle aziende; questo comporta una ricerca spesso affannosa di personale. Nonostante il tasso abbastanza ancora alto di disoccupati vi è difficoltà nell’immettere questo tipo di persone in contesti lavorativi: spesso sono disponibili da un punto di vista occupazionale, ma allo stesso tempo non sono formati e quindi poco appetibili. 

Alcune strategie che ritengo efficaci nel favorire l’inserimento lavorativo di individui disoccupati o in cerca di nuova occupazione sono la Formazione e riqualificazione professionale: fornire corsi di formazione e programmi di riqualificazione professionale per aiutare le persone a acquisire nuove competenze e aggiornare le proprie capacità in base alle esigenze del mercato del lavoro oppure orientamento e sostegno nella ricerca attiva del lavoro, cioè offrire servizi di orientamento professionale, consulenza sulla ricerca del lavoro e supporto nell’elaborazione di curriculum e lettere di presentazione. Ritengo fondamentale soprattutto la collaborazione con le imprese: stabilire partnership con le imprese per favorire la creazione di opportunità lavorative e promuovere l’assunzione di persone disoccupate o in cerca di lavoro.

Incentivi fiscali e finanziari: introdurre incentivi fiscali e finanziari per le imprese che assumono persone disoccupate o offrono programmi di formazione professionale.

Come valuti l’impatto delle politiche attive del lavoro nel contrastare la disoccupazione a lungo termine?

Le politiche attive del lavoro sono fondamentali nel contrastare la disoccupazione a lungo termine, in quanto promuovono l’inserimento o il reinserimento nel mercato del lavoro delle persone disoccupate attraverso interventi ad hoc. Queste politiche, includendo programmi di formazione e riqualificazione professionale, sostegno all’autoimprenditorialità, incentivi per le assunzioni e politiche di sostegno al reddito, devono dare una risposta forte alla crisi che attraversa questi decenni e devono garantire la crescita occupazionale.

Studi e ricerche hanno dimostrato che le politiche attive del lavoro possono avere un impatto positivo sulla riduzione della disoccupazione a lungo termine, in quanto favoriscono la creazione di opportunità lavorative e promuovono lo sviluppo delle competenze e delle capacità professionali dei disoccupati. Tuttavia, è importante che queste politiche siano ben strutturate, efficaci e mirate alle esigenze specifiche dei destinatari, al fine di massimizzare i risultati e garantire un impatto sostenibile nel tempo.

Qual è il ruolo della formazione professionale e dell’apprendimento permanente nelle politiche attive del lavoro per contrastare la disoccupazione?

La formazione professionale e l’apprendimento permanente giocano un ruolo fondamentale nelle politiche attive del lavoro per contrastare la disoccupazione. Questi strumenti permettono ai lavoratori di acquisire nuove competenze e conoscenze, migliorando così la propria employability e la propria capacità di inserirsi nel mercato del lavoro.

Attraverso la formazione professionale e l’apprendimento permanente, i lavoratori possono essere supportati nel passaggio verso settori in crescita e in rapida evoluzione, o nell’acquisizione delle competenze necessarie per sostenere l’economia digitale. Inoltre, la formazione professionale può anche aiutare i lavoratori a fare fronte a cambiamenti strutturali nell’economia, come ad esempio la digitalizzazione o la transizione verso un’economia verde.

Le politiche attive del lavoro possono prevedere programmi di formazione professionale finanziati dallo Stato, sussidi o incentivi per le imprese che investono nella formazione dei propri dipendenti, o programmi di riqualificazione per lavoratori in situazioni di disoccupazione o in imminente perdita del lavoro.

Inoltre, la promozione dell’apprendimento permanente attraverso politiche e iniziative mirate può garantire che i lavoratori mantengano aggiornate le proprie competenze nel corso della propria carriera, permettendo loro di adattarsi ai cambiamenti del mercato del lavoro e rimanere competitivi.

In sintesi, la formazione professionale e l’apprendimento permanente sono strumenti essenziali per garantire una forza lavoro qualificata ed adattabile alle esigenze del mercato del lavoro contemporaneo.

 Quali sfide emergenti si presentano nell’attuazione delle politiche attive del lavoro e come vengono affrontate?

Come ogni processo evolutivo, l’attività di employability deve affrontare sfide costanti.

Penso ad esempio all’evoluzione del mercato del lavoro cioè i cambiamenti tecnologici e globali stanno trasformando il mercato del lavoro, creando nuove opportunità ma anche nuove sfide per i lavoratori. Le politiche attive del lavoro devono essere in grado di adattarsi a queste evoluzioni per garantire la formazione e l’inserimento lavorativo dei cittadini.

Invecchiamento della forza lavoro che sta portando a una maggiore presenza di lavoratori anziani nel mercato del lavoro. Dobbiamo essere in grado di supportare la formazione e la riqualificazione di questo gruppo di lavoratori per garantire la loro inclusione e partecipazione attiva nel mercato del lavoro.

Disuguaglianze sociali ed economiche che possono ostacolare l’accesso al mercato del lavoro per alcuni gruppi di lavoratori, come ad esempio donne, giovani, disoccupati di lunga durata, immigrati. Le politiche attive del lavoro devono quindi essere progettate in modo da favorire l’inclusione di questi gruppi svantaggiati e garantire loro pari opportunità di accesso al lavoro.

Per affrontare queste sfide emergenti, le politiche attive del lavoro devono essere continuamente monitorate e valutate per garantirne l’efficacia e l’adeguatezza alle esigenze del mercato del lavoro. Inoltre, è importante promuovere la collaborazione tra diversi attori, come istituzioni pubbliche, imprese, sindacati, organizzazioni della società civile, per garantire un approccio integrato e coordinato nella progettazione e attuazione delle politiche attive del lavoro. Infine, è fondamentale investire in formazione e riqualificazione professionale per garantire che i lavoratori siano in grado di adattarsi alle nuove esigenze del mercato del lavoro e mantenere la propria occupabilità nel lungo termine.

Come vengono valutati i risultati delle politiche attive del lavoro per misurare l’impatto sul benessere dei dipendenti e sull’efficacia complessiva?

La valutazione delle politiche attive del lavoro utilizza diverse metodologie per misurare l’efficacia delle misure adottate. Alcuni dei principali approcci utilizzati includono ad esempio i dati sull’occupazione, monitorando i livelli di reddito e povertà tra i dipendenti, valutando l’efficacia dei programmi di formazione e riqualificazione e raccogliendo feedback diretti dai dipendenti attraverso indagini sul benessere. Inoltre, si valuta l’efficienza e il costo delle politiche attive del lavoro confrontando i costi e i benefici delle misure adottate. Queste metodologie consentono di valutare l’impatto delle politiche attive del lavoro sul benessere dei dipendenti e sulla crescita economica complessiva.

In che modo le collaborazioni tra enti pubblici, istituzioni, e aziende private possono contribuire al successo delle iniziative contro la disoccupazione?

Le collaborazioni tra enti pubblici, istituzioni e aziende private possono contribuire al successo delle iniziative contro la disoccupazione in diversi modi. Gli enti pubblici possono fornire risorse finanziarie e regolamentari, istituire politiche attive del lavoro e offrire servizi di formazione e orientamento professionale. Le istituzioni, come le scuole e le università, possono collaborare con le aziende private per creare programmi di apprendistato e stage che preparano i giovani per il mercato del lavoro. Le aziende private, d’altra parte, possono offrire opportunità di lavoro e investire in progetti di responsabilità sociale aziendale che promuovono l’occupazione locale. In questo modo, la collaborazione tra questi attori può favorire la creazione di sinergie e soluzioni innovative per affrontare il problema della disoccupazione e favorire lo sviluppo economico e sociale.

Come si adattano le politiche attive del lavoro alle evoluzioni del mercato del lavoro e alle nuove esigenze professionali?

Le politiche attive del lavoro devono continuamente adattarsi alle evoluzioni del mercato del lavoro e alle nuove esigenze professionali per garantire l’inclusione sociale e l’occupabilità dei lavoratori. Questo può avvenire attraverso programmi di formazione e riqualificazione professionale mirati alle competenze richieste dal mercato, supporto all’imprenditorialità e all’autoimprenditorialità, politiche di sostegno all’inclusione lavorativa delle categorie più vulnerabili, come i giovani, le donne e i disoccupati di lungo periodo. È fondamentale anche promuovere la mobilità lavorativa e favorire la trasparenza e il riconoscimento delle qualifiche acquisite, al fine di garantire una migliore corrispondenza tra domanda e offerta di lavoro. Inoltre, le politiche attive del lavoro dovrebbero essere integrate con politiche sociali e economiche più ampie per assicurare una crescita sostenibile e inclusiva dell’economia.

 Come vengono valutati i risultati delle politiche attive del lavoro e dei programmi di formazione continua per garantire il loro successo e miglioramento continuo?

I risultati delle politiche attive del lavoro e dei programmi di formazione continua vengono valutati attraverso diversi strumenti e indicatori. Innanzitutto, vengono monitorati i tassi di occupazione e disoccupazione, la durata media del periodo di disoccupazione, il numero di persone che completano con successo i programmi di formazione, e il tasso di occupazione post-partecipazione.

Inoltre, vengono condotte valutazioni qualitative e quantitative tramite interviste, questionari, focus group e analisi dei dati per raccogliere feedback sui servizi offerti e le esperienze dei partecipanti. Le valutazioni vengono utilizzate per identificare eventuali aree di miglioramento e per adattare le politiche e i programmi di formazione in base ai bisogni e alle esigenze del mercato del lavoro.

È importante garantire un monitoraggio costante e un feedback continuo per assicurare il successo e il miglioramento continuo delle politiche attive del lavoro e dei programmi di formazione, al fine di massimizzare l’efficacia e l’impatto sul mercato del lavoro e sullo sviluppo delle competenze dei lavoratori.

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