Come pagano le aziende? A rivelarlo è il nuovo Studio Pagamenti 2024 realizzato da Cribis, società del gruppo Crif specializzata nella business information pubblicato nei giorni scorsi. L’osservatorio annuale è arrivato alla sua ventesima edizione e anche quest’anno ha voluto fotografare le abitudini di pagamento delle aziende in Italia e nel mondo.
Il report ha analizzato le abitudini di pagamento delle imprese di 39 Paesi del mondo che rappresentano circa il 90% del PIL mondiale.
Tra i risultati principali che sono emersi, il fatto che con il 41,1% di pagamenti alla scadenza l’Italia è 18° (su 25) in Europa in termini di puntualità, una posizione più alta rispetto allo scorso anno. La ricerca ha però riscontrato enormi ritardi rispetto alle principali economie industrializzate europee, come Germania, Regno Unito, Francia e Spagna. Sul campione globale, invece, l’Italia si è classificata al 28° posto.
I pagamenti oltre i 30 giorni considerati come ritardi gravi, sono passati dal 9,1% del 2022 al 9,6% del 2023 (+5,5%). In testa alla classifica europea dei Paesi con le aziende più virtuose si trova la Danimarca, con pagamenti puntuali nel 94,2% dei casi. Fanalino di coda invece la Romania, con più di 9 pagamenti su 10 mancati alla scadenza.
«I dati dell’osservatorio Studio Pagamenti ci indicano che l’Italia viaggia a due velocità: la puntualità nei pagamenti e l’incidenza dei ritardi gravi cambiano drasticamente spostandosi dal nord-est e nord-ovest, dove le aziende mostrano comportamenti più virtuosi, al centro-sud e isole – ha spiegato Marco Preti, Amministratore Delegato di Cribis – È anche vero che i dati mostrano un lieve peggioramento nei pagamenti delle piccole e medie imprese italiane, ma il dato non è preoccupante se contestualizzato nel contesto macroeconomico del 2023 che presenta caratteri di grande complessità, di fronte al quale le PMI hanno tenuto meglio del previsto».
Quello che desta preoccupazione, tuttavia, è proprio il confronto con le altre economie industriali europee: «Questo posizionamento rappresenta un evidente problema di competitività: ogni volta che le aziende italiane devono fare qualcosa per ottenere un pagamento, perdono marginalità – ha concluso Preti – Le aziende devono imparare a rispondere al clima di incertezza, un fattore di mercato che durerà a lungo e che le imprese dovranno gestire se vorranno mantenere un posizionamento competitivo».