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Con l’olio Evo, il metabolismo diventa flessibile (e la mortalità si riduce)

Potremmo chiamarlo oro giallo. Perché rappresenta un tesoro dal valore inestimabile per i mitocondri , vale a dire i motori delle nostre cellule – e di conseguenza per il metabolismo.

Eccezionale, la ricerca presentata dal prof Enzo Nisoli del dipartimento di biotecnologie mediche dell’Università statale di Milano, condotta sulla sindrome metabolica e capace di raccontarci le meraviglie dell’olio di oliva extravergine arricchito di polifenoli.

L’occasione è stato il convegno organizzato da Carapelli  presso l’Università degli studi di Milano, “Olio d’oliva: quando la scienza è da servire a tavola”. La salute è innanzitutto equilibrio e la degenerazione parte sempre dall’infiammazione cellulare. L’olio Evo, con la sua capacità antiossidante e di modifica del microbiota intestinale, migliora il profilo di rischio infiammatorio e cardiovascolare.

AUn grasso a catena corta che non crea grasso, anzi, aiuta a bruciarlo!

Un valore che il consumatore finale non conosce appieno: Letizia Moratti, intervenuta da remoto in apertura del simposio, ha ricordato come la prevenzione primaria richieda “l’impegno di una rete di attori, istituzioni, comunità scientifica, medici di famiglia”. Al ragionamento calorico va sostituito quello energetico: anzi, l’olio d’oliva contribuisce a sedare quella obesità viscerale che è fonte di malattia e che oggi è causa di circa 190 patologie derivate.

Già una famosa ricerca, lo studio Predimed, fatto su circa 7.000 soggetti -di cui il 57% donne- esposti a rischio cardiovascolare, aveva mostrato come la dieta a base di olio Evo, a differenza  delle altre, riducesse la mortalità cardiovascolare in modo significativo. Un risultato conseguito con soli 50 gr al giorno di olio Evo. 

 

La ricerca presentata in occasione del convegno è stata promossa dall’Istituto nutrizionale Carapelli Fondazione ETS e d è stata condotta da Università di Milano, in collaborazione con gli atenei di Perugia, Padova e Napoli.

Il team del prof Enzo Nisoli si è domandato in quale modo l’olio Evo promuova la salute, attraverso quale componente in particolare.  Di qui, lo studio realizzato sui roditori, che è stato raccontato in attesa di una pubblicazione dettagliata, ma che ci chiarisce ancora una volta i benefici dell’oro giallo.

5 diete diverse a comparazione: perché quella a base di olio Evo vince?

I ricercatori hanno elaborato, analizzando gli esiti sui topi, alcune diete archetipiche, compresa  quella hig fat, modulando il contenuto di polifenoli, lasciando solo tocoferolo, alzando i grassi saturi. Ne è emerso che la dieta a base di olio Evo arricchito con polifenoli e squalene, ha abbassato più rapidamente delle altre la curva del glucosio, oltre a diminuire l’insulino-resistenza.

Uno degli altri benefici spiegati dal prof Nisoli è la riduzione della steatosi epatica. “L’olio Evo normalizza l’attività dei geni implicati nella regolamentazione dei mitocondri nelle cellule epatiche. A espletare questa azione sono i polifenoli, che modulano tantissime altre azioni in quella che definiamo sindrome metabolica”. L’olio Evo si rivela ancora una volta amico prezioso dei mitocondri, i motori delle cellule, alla base della produzione di energia (anche detta ATP).

Con il progredire dell’invecchiamento e delle malattie a esso legate, i mitocondri sono infarciti di substrati energetici che non riescono a usare -spiega ancora Nisoli- In questo modo, il meccanismo di produzione dell’energia si inceppa e si formano radicali liberi, che creano il temuto stress ossidativo”.

Il prof Nisoli fa notare lo stretto legame che intercorre fra obesità e invecchiamento: “chi accumula adipociti fra le viscere è molto più a rischio di ammalarsi. Il rischio cardiovascolare è maggiore, altri organi implicati sono fegato e cervello. Si va verso insulino resistenza, aterosclerosi con coronopatia, steatosi epatica”.

Qui, l’olio con il suo carico di polifenoli, riesce a svolgere un’azione preventiva e antiossidante anche in piccole quantità. “I risultati della nostra ricerca, oltre a essere significativi di per sé, costituiranno una base per avviare nuove indagini e giungere a nuove fondamentali scoperte, che potranno certamente espandere le nostre conoscenze sui benefici di una adesione sempre più diffusa e corretta alla dieta mediterranea per la prevenzione delle malattie legate all’invecchiamento e all’obesità” ha concluso il ricercatore.

Il paradosso dell’Evo: come fanno i polifenoli a fondersi con i lipidi?

I polifenoli sono sostanze idrosolubili: come riescono ad amalgamarsi all’olio? A spiegarci il piccolo miracolo dell’Evo è Maurizio Servili, di Università Perugia, ricercatore esperto sulla tematica.

L’olivo è una pianta strana -spiega il ricercatore- invece di accumulare zuccheri accumula olio e produce sostanze fenoliche diverse da quelle che troviamo nel vino o nel the verde. La linea metabolica della pianta è unica, la concentrazione di polifenoli nelle olive è altissima, ovvero 48 gr per chilo”.

Ed è proprio nella fase della lavorazione, in particolare della frangitura, che avviene il “travaso”: “in questa fase si attiva un enzima che in una frazione di secondo stacca lo zucchero e dà vita a strutture che ne sono prive. Il trasferimento delle sostanze fenoliche dal frutto all’olio avviene durante il processo di estrazione meccanica”.

I polifenoli sono effettivamente potenti. Proteggono gli acidi grassi dall’ossidazione. La cosa meravigliosa è la loro funzione in natura: rappresentano un antibiotico naturale, la difesa che si attiva in caso di  attacchi dei parassiti. Se la pianta è in stato di stress, anche idrico, produce polifenoli.

Anche il claim EFSA Ue 423/2012 conferma l’attività antinfiammatoria e antiossidante dei polifenoli dell’olio Evo. 

Tutte le fasi del processo di lavorazione incidono sul contenuto fenolico -chiosa Servili- L’innovazione tecnologica è andata verso un grande miglioramento della qualità,  da tremila anni a questa parte nessuna generazione è arrivata al livello attuale”. 

 

La flessibilità metabolica (e l’olio Evo) come segreto della salute

Per flessibilità metabolica, si intende la capacità del corpo di usare i nutrienti a seconda delle disponibilità. 

Nelle fasi di digiuno, le nostre cellule sono in grado di utilizzare i grassi, mentre durante il pasto i mitocondri silenziano l’ossidazione dei grassi, usando quella dei carboidrati. Questa flessibilità del metabolismo mitocondriale si altera durante l’invecchiamento. Questo resta uno dei meccanismi più studiati dalla scienza: la disfunzione mitocondriale, l’infiammazione cronica silente, portano a un’alterazione della flessibilità metabolica.

L’olio Evo, con il suo contenuto fenolico (3 cucchiai di Evo corrispondono a 55mg di polifenoli), porta grande beneficio abbassando infiammazione e ossidazione. Come si riconosce il contenuto di polifenoli? “Se non è piccante e amaro, ha un basso contenuto fenolico – commenta Servili – Il minimo è 50, il massimo 1500 grammi per chilo, dipende dai fattori agronomici e  tecnologici della produzione”. 

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Monica Camozzi

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