Nuvole in viaggio. Da Wil-ma Kammerer a Gabriele Picco con un salto a ritroso nell’antica Grecia
Se fu Luke Howard, dilettante meteorologo inglese, a identificare e classificare per la prima volta nel 1802 i principali tipi di nuvole, dai cirri ai cumuli agli strati, è invece una donna oggi a portare le nuvole in viaggio e a far sognare con una potenza quasi visionaria.
Parliamo dell’artista Wil-ma Kammer che nel venezianissimo Spazio Tethis presenta l’installazione “I WISH YOU…”, una teatrale combinazione di ben tre artcontainer disposti a creare un’opera d’arte dove sogno e tempo si intrecciano, cosi come tre sono anche le figure femminili dietro questo imponente progetto: la curatrice Sabine Gamper e le imprenditrici Hilde e Daniela Niederstätter.
L’immaginario poetico evocato dall’artcontainer della Kammerer – un cielo nero su cui si staglia una nuvola gigante – è inoltre il fil rouge dell’intera comunicazione visiva legata alla mostra “Alps. Architecture. South Tyrol.”, curata da Filippo Bricolo, organizzata da Merano Arte sempre a Venezia e visitabile fino al 23 novembre 2025, in pieno clima di Biennale Architettura, al primo piano dello storico Palazzo Cavanis.
“Le nuvole si presentano come simbolo della libertà dell’immaginazione umana, ma anche delle sue potenziali sfumature oscure e distruttive. Queste immagini invitano a creare, all’interno di strutture rigide, uno spazio per il cambiamento e la creatività” spiega la curatrice del progetto Sabine Gamper, che precisa: “Il contrasto tra nuvola e punto rende visibile il processo di trasformazione: dall’indefinito al concreto, dall’immaginario alla manifestazione reale. Gli stessi container fungono da metafore architettoniche della globalizzazione e della standardizzazione. Non trasportano solo merci, ma servono anche da rifugi temporanei che simboleggiano il potenziale di un’azione etica, politica ed ecologica”.
L’iniziativa artcontainer, avviata agli inizi del Duemila, nasce dalla collaborazione tra l’azienda Niederstätter e alcuni artisti selezionati ad hoc per realizzare interventi mirati su edifici modulari, pensati per un uso sia pubblico sia privato. Nel corso del tempo il progetto ha conosciuto successi e crescita esponenziale tanto da portare alla trasformazione delle classiche strutture modulari industriali non solo in suggestive installazioni ma anche in spazi esperienziali mobili.
L’opera dell’artista Wil-ma Kammerer presentata a Venezia e’ un perfetto esempio di questa vision. L’installazione, realizzata in occasione dei 50 anni dell’azienda, si compone di container neri impilati su cui si stagliano motivi di nuvole bianche e punti, simboli del passaggio dall’indeterminato al concreto.
A rendere ancora piu suggestivo l’intero progetto un aspetto davvero sui generis: il trasporto della mostra “Alps. Architecture. South Tyrol.” dall’Alto Adige a Venezia avvenuto proprio utilizzando questo mezzo eccezionale.
Audace e intensa, la Kammerer “lavora producendo immagini e le sue immagini hanno la forza del pensiero. Quella forza segreta e inesauribile capace di rapportarsi al significato del presente. Il senso della storia viene di volta in volta interpretato alla ricerca della libertà dell’uomo che il perimetro delle mura o il limite apparente della natura non può contenere perché ha dimora nello spazio del tempo.” (Giovanna Nicoletti).
Con un linguaggio altrettanto onirico, l’artista e scrittore Gabriele Picco – “fabbricatore di sogni”, classe 1974 – racconta invece di un mondo fantastico in cui nuvole e cielo si intrecciano, si fondono e si confondono creando un orizzonte visivo in cui dialogano infanzia, attualità e storia dell’arte. In questo caso il progetto e’ Carrying a Cloud, a cura di Valentina Ciarallo, la città è Firenze e il luogo d’elezione per la mostra il Lungarno Hotel.
Qui, fino al 24 ottobre 2025, le protagoniste assolute saranno proprio le nuvole intese come immagini allegoriche di una vita densa di poesia e tradotta da Picco con surreale linguaggio artistico in schizzi, disegni, sculture e scrittura. Le sue nuvole sono corpi che si trasformano, diventando forme quasi mistiche, sono sagome impalpabili di un universo che corre verso infinite possibilità.
Del resto, come vuole Valentina Ciarallo, si tratta di “Soggetti ricorrenti nella ricerca di Picco, dal momento che, per il loro essere sospesi tra cielo e terra, concreto e l’effimero, reale e immaginario, gli consentono di esplorare i rapporti ossimorici tra temi universali, come la vita e la morte, il sogno e la realtà, soffermandosi sulle contraddizioni dell’uomo e della società contemporanea”.
Sempre di nuvole si parla in una terza città che sullo scacchiere artistico-culturale del Bel Paese sta acquistando di anno in anno importanti posizioni: Vicenza.
Con la mostra “CERAMICHE E NUVOLE. Cosa le antiche ceramiche greche raccontano di noi” le Gallerie d’Italia vicentine hanno scelto di esplorare il significato delle nuvole nell’arte greca antica e l’indagine andrà avanti fino al 22 marzo 2026 nelle sale di Palazzo Leoni Montanari.
Curato da Francesco Poroli per Associazione Illustri e con il patrocinio del Comune di Vicenza, questo progetto assolutamente inedito e dalla portata culturale senza dubbio ambiziosa mette a dialogare due mondi all’apparenza lontani: quello delle antiche ceramiche attiche e magnogreche da un lato e quello più attuale del fumetto dall’altro.
Per circa un anno, saranno esposte quattro opere selezionate dalla collezione di ceramiche attiche e magnogreche di Intesa Sanpaolo, che saranno poste a confronto con l’arte del fumetto, ricalcando quattro temi di grande attualità correlati ad altrettanti personaggi della mitologia: Elena o delle donne – racconterà delle donne e del femminile; Dioniso o della diversità – si farà protagonista del tema del diverso; Aiace o dei conflitti – porrà l’attenzione sui conflitti e sulle guerre; Eros o del desiderio – parlerà di amore, sentimenti e desiderio.
Ma quali artisti sono stati chiamati a misurarsi con l’arte magnogreca? L’Olimpo ha dischiuso le sue porte su Lorenza Natarella, per il tema del femminile, Elisa Macellari per Dioniso, Fabio Pia Mancini per Aiace, Giovanni Esposito, in arte Gio Quasirosso, per Eros.
E se le scene rappresentate sui vasi in esposizione costituiscono una fonte preziosa per un’analisi storico-sociale di un tempo passato, il fumetto è invece scandaglio moderno per indagare la società nelle sue pieghe più nascoste. Tutto rigorosamente in un orizzonte di bellezza e sogno che restituisce una incontrovertibile certezza: le opere antiche rimangono un ponte indissolubile di connessioni e ispirazioni con il presente segnandone spesso il passo anche a livello artistico oltre che culturale.
A chiudere l’esposizione una selezione fotografica della celebre Hydria (kalpis) attribuita al Pittore di Leningrado e un video animato, realizzato dai giovani talenti Lunastorta e Walter Dessì, che ancora una volta crea un parallelismo tra gli artigiani di un tempo e i creativi di oggi.


