L’uomo tecnico senza l’estetica? Un vero disastro
La città dell’anima di Brunello Cucinelli è lì, come un totem, a dimostrarci silente qual è l’equilibrio della contemporaneità. Produrre senza dimenticare che l’uomo non è un ammasso meccanicistico ma è corpo, mente, spirito.
“Se non creiamo l’uomo totale, l’uomo tecnico può essere un disastro”. La frase di Francesco Gallo Mazzeo –storico e critico d’arte. Studioso dei codici dei linguaggi inventivi delle arti visive, dell’architettura, del design e della moda-può sembrare una bomba, ma va contestualizzata.
Perché ha molto a che fare con le dinamiche della società e con la necessaria osmosi fra struttura economica -privilegiata dal razionalismo occidentale- e sovrastruttura estetico-culturale.
“I Medici si circondavano di grandi artisti al pari degli Sforza, degli Estensi, dei Gonzaga. In parallelo, anche Prada, Illy e altre aziende si stanno muovendo su un piano dove la vettorialità della innovazione non viene staccata dalla cultura”.
Il compito delle arti è di far avanzare il linguaggio. (E tante aziende sembrano averlo capito)
Nella nostra società, che è il “tempo dell’avvenimento continuo”, il compito delle arti è quello di “far avanzare il linguaggio. Le avanguardie cubiste, futuriste, dadaiste erano una rottura dei luoghi formali in cui gli eventi avvenivano. I modi consuetudinari sono quelli che più ci appaiono perché consolidati, ma in realtà oggi sono scossi dalle nuove forme di comunicazione”.
Sembra averlo capito molto bene Furla, che con la sua Fondazione promuove l’arte e non solo: Giovanna Furlanetto ha proprio portato l’arte in azienda, perché ispiri chiunque lavori.
“Furlanetto ha capito che l’arte è memento vivi. Siamo chiamati a mantenere la tradizione ma al contempo abbracciare l’immaginazione futura”.
“Una società avanzata deve ricostruire il senso del perché, dominio estetico e morale devono convivere. Bisogna temere un uomo che non sia in grado di dominare l’avanzamento della ricerca”.
L’azienda? Può fare educazione estetica
Che l’uomo tecnico abbia disperatamente bisogno di integrazione culturale è sotto gli occhi di tutti. “L’azienda può fare educazione estetica, ovvero educazione alla ricerca pura del linguaggio artistico, applicandolo al proprio ambito di appartenenza”. Perché alla fine la natura umana “è sogno, siamo arte, se non avessimo sogni e arte non ci sarebbero ricerca tecnologica ed economia, non esisterebbe nulla di quello che pensiamo. Il linguaggio del design deriva dalle spinte dell’arte pura”.
“Antico e moderno non sono duali, siamo noi ad averli scissi. Ha fatto scandalo la mostra di Valentino in un museo di arte antica ma perché? Le attuali cognizioni di quantistica fanno si che antico, spirituale e tecnico siano sempre in mezzo a noi, come parte di un sistema unico”.
Finmeccanica? Ora si chiama Leonardo.
“Quando apparve, questo nome –ammetto- mi irritò. Poi ho pensato fosse giusto. Noi dovremmo immaginare Leonardo come uomo-massa. Dare a tutti la possibilità di diventare Leonardo. Sperimentare i linguaggi dell’arte anche in azienda è parte stessa del concetto di intelligere, capire, non mettere schemi e rifiutare mondi apparentemente distanti. Anche perché il linguaggio delle arti visive è da sempre il più avanzato”.
Non a caso, il borgo di Solomeo, dove Brunello Cucinelli ha insediato un microcosmo, una piccola polis connaturata all’azienda stessa, viene chiamato il “borgo del cashmere e dell’armonia”. Lo stesso Cucinelli ha detto in un memorabile discorso alla stampa nel 2018 che “non possiamo governare l’umanità solo con la scienza, forse abbiamo bisogno di unire mente e anima”.
Alcune aziende danno un esempio fulgido di questa sinergia, staccandosi dalla convinzione che la razionalità del profitto e la creatività dello spirito prendano vie diverse: sappiamo bene che uno dei problemi più grandi delle aziende sono le relazioni umane; ed è proprio su questo piano che l’arte e le sue molteplici espressioni portano il loro eccezionale contributo.
Caloni trasporti nel marketing, Rossi di Albizzate nel flagship di Milano
Lo street artist Pasti, lo scultore Rabarama, la pittrice Cinzia Pellin: Caloni Trasporti, ubicata a Seregno, porta l’arte non solo nella sua sede, ma nella sua espressione quotidiana. Non a caso lo slogan aziendale è Arte in movimento. In una recente intervista l’amministratore delegato Nicola Caloni ha detto che “saper fare, saper creare, mettere passione ogni giorno nel lavoro sono gli elementi che ci distinguono sul mercato: occupandoci di servizi e non di prodotti è difficile trasmettere tutto questo a un interlocutore”.
Per questo, continua l’imprenditore, “abbiamo cercato di esprimerlo per assonanza, dedicandoci all’arte che è la massima espressione dell’uomo. E’ un messaggio che sta funzionando benissimo: molti hanno capito cosa vogliamo rappresentare con questa forma comunicativa fuori dagli schemi classici”.
Rossi di Albizzate, per il suo grande ritorno, porta al varo del flagship milanese il 15 aprile due fuoriclasse, Vincent Vee e Mr Brainwash con Agostino Art Gallery, testimoniando che vivere la casa non significa solo arredarla, ma vestirla di emozione.