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Il valore di una stretta di mano ai tempi della Blockchain

Nel 1950, Giovanni Celeghin consegnava il suo perborato e la saponina che produceva sotto casa, con il calesse. Andare verso il cliente, con una cura endemica, era già il sentiero che avrebbe portato a quella via lattea di negozi – oggi centinaia – a insegna Caddy’s. E D.M.O, ergo Dettaglio Moderno Organizzato, non potrebbe descrivere meglio la propensione tecnologica ed efficientista che Celeghin riusciva a coniugare con i valori eterni dell’essere umani, ad esempio l’attenzione verso le persone siano esse clienti, membri della famiglia, manager.

 «Qui da noi vige la vecchia scuola secondo cui una stretta di mano vale più di un contratto, papà ci ha lasciato un’impronta di forte umanità, insegnandoci che prima delle figure, dei ruoli, ci sono le persone». – racconta Annalisa Celeghin, VicePresidente del gruppo D.M.O e Presidente della Fondazione Giovanni Celeghin Onlus, attiva nel sostegno alla ricerca sulla prevenzione dei tumori cerebrali.

Giovanni se n’è andato nel 2012, proprio mentre la sua azienda in piena espansione partecipava a iniziative benefiche finanziando la ricerca scientifica del Centro di Oncoematologia Pediatrica  di Padova  e AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla. «Abbiamo deciso di provare a fare qualcosa concretamente, attraverso una Fondazione che porta il suo nome».

Dietro i numeri, dietro la corsa in avanti di Giovanni Celeghin,  che fosse in sella alla sua bicicletta o al timone della sua locomotiva imprenditoriale che macinava conquiste e aggiungeva binari al percorso, c’è sempre stato il cuore: infatti dopo avere aperto il primo punto vendita  Cad a Ponte di Brenta nel 1975,  con 3 dipendenti, il modello di business che scelse fu dare supporto agli imprenditori nello sviluppo di negozi di igiene e detergenza, creando una prima rete di affiliazione tra Veneto, Friuli ed Emilia Romagna.

Nell’89 l’azienda apre al beauty, dopo un anno Celeghin è il primo a implementare il codice a barre;  nel 93 ha già il riordino automatico della merce sul venduto, è tra i primi a usare le radiofrequenze per i prelievi a magazzino, con aggiornamento automatico dei dati minuto per minuto.

E oggi sarebbe certo felice di vedere il furgoncino vintage del 1969, personalizzato Caddy’s, che da giugno a settembre ha fatto il tour di 8 città italiane per festeggiare 50 anni, invitando come sempre i consumatori a provare, sperimentare prodotti, trattamenti, soluzioni per la casa, l’igiene, la bellezza, gli animali.

Persino parafarmacia, aperta in 50 negozi, dove i clienti possono trovare farmaci da banco, prodotti di dermocosmesi, cura della persona, integratori, alimentazioni speciali con l’opportunità di chiedere consiglio a un farmacista iscritto all’ordine.

L’impronta dei valori traccia il perimetro dei numeri

1707 persone di indotto, 277 milioni di fatturato, 97 profumerie, 285 insegne Caddy’s non sono solo numeri.

 «Noi siamo latori di una tradizione che poggia sull’equilibrio tra managerialità e spirito familiare – spiega Annalisa Celeghin – Certo, siamo molto organizzati, abbiamo prime linee portanti a cui diamo piena fiducia e di recente ci siamo dotati di un direttore generale. Ma la governance continua ad avere un’impronta familiare».

L’azienda ha fatto un passo indietro dall’area pet, che Celeghin fu tra i primi a comprendere in quanto necessità dei proprietari di animali, nonché segmento merceologico in  forte espansione: il fondatore l’aveva presidiata già nel 2000, con Isola dei Tesori, nel 2006 le insegne erano già 28 e si prospettavano acquisizioni significative.

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